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Guida ai vini della Calabria

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Sospesa tra due mari, la Calabria si distende lungo la penisola italiana come un ponte naturale verso il Mediterraneo orientale, dove la viticoltura affonda le radici nella notte dei tempi. Questa regione, caratterizzata da un paesaggio prevalentemente collinare e montuoso che si estende per circa 25.000 ettari vitati, rappresenta un territorio unico dove la tradizione enologica si sposa con l’innovazione moderna.

Il clima tipicamente mediterraneo della Calabria, con le sue estati calde e secche e gli inverni miti, crea le condizioni ideali per la viticoltura. Le precipitazioni, concentrate principalmente nei mesi autunnali e invernali, permettono alle viti di sviluppare sistemi radicali profondi che conferiscono ai vini quella mineralità distintiva che li caratterizza. La brezza marina che accarezza i vigneti costieri apporta quella salinità sottile che si ritrova poi nel bicchiere, mentre l’escursione termica notturna favorisce lo sviluppo di aromi complessi nelle uve.

Due mari, due terroir distinti

La conformazione geografica della Calabria crea due terroir completamente diversi che si riflettono nelle caratteristiche dei vini prodotti. Il versante tirrenico, bagnato dalle acque del Mar Tirreno, è caratterizzato da terreni prevalentemente calcarei di origine vulcanica che conferiscono ai vini una struttura solida e un grande potenziale evolutivo. Questi suoli, ricchi di minerali e ben drenati, permettono alle radici delle viti di penetrare in profondità, estraendo quelle sostanze nutritive che si tradurranno poi in vini di grande personalità e longevità.

Il versante ionico, invece, presenta terreni con una maggiore componente argilloso-sabbiosa, spesso arricchiti da depositi alluvionali che conferiscono ai vini una diversa impronta organolettica. Questi suoli, pur mantenendo l’influenza benefica del clima mediterraneo, producono vini con una struttura più morbida e un profilo aromatico che tende verso note più fruttate e immediate.

Il gaglioppo: re indiscusso dei vitigni calabresi

Tra i vitigni autoctoni che caratterizzano l’enologia calabrese, il Gaglioppo occupa senza dubbio il posto d’onore. Questo vitigno a bacca rossa, di probabile origine greca, rappresenta l’80% della produzione regionale e costituisce la spina dorsale di tutte le principali denominazioni calabresi. Il Gaglioppo è un vitigno a bacca nera autoctono della Calabria, di probabile origine greca e diffusosi prevalentemente nelle aree costiere della regione.

Il Gaglioppo si adatta magnificamente al terroir calabrese, sviluppando caratteristiche uniche che lo distinguono nettamente dalle altre varietà. Le sue uve, mature sotto il sole cocente del Sud, danno vita a vini dal colore intenso e dalla struttura importante, con tannini ben presenti ma mai aggressivi. I vini ottenuti dal Gaglioppo si caratterizzano per un bouquet complesso dove si intrecciano note di frutti rossi maturi, spezie mediterranee, erbe aromatiche e, nei migliori esempi, sfumature di sottobosco e macchia mediterranea.

Il cirò: simbolo dell’eccellenza enologica calabrese

Tra le denominazioni DOC calabresi, il Cirò rappresenta indubbiamente l’ambasciatore più prestigioso dell’enologia regionale nel mondo. Prodotto nell’area costiera della provincia di Crotone, su terreni argilloso-sabbiosi inariditi dal sole, il Cirò eredita una tradizione millenaria che risale all’antico vino Krimisa, offerto in dono agli atleti vincitori dei giochi olimpici dell’antica Grecia.

Nel tratto costiero più vicino a Crotone, terra di antichissime origini enologiche che riporta direttamente alla civiltà greca, il Cirò Classico include i soli comuni di Cirò e Cirò Marina. I vigneti, allevati ancora oggi secondo la tradizionale forma ad alberello e esposti a Sud a un’altitudine generalmente non superiore ai 250 metri, producono uve di eccezionale qualità che si traducono in vini di grande carattere.

Il Cirò Rosso, prodotto principalmente da uve Gaglioppo, si presenta con un colore rubino intenso che evolve verso tonalità granate con l’invecchiamento. Al naso sviluppa un bouquet ricco e complesso dove dominano le note di ciliegia matura, prugna, spezie dolci e erbe aromatiche, mentre al palato si dimostra corposo ed equilibrato, con tannini ben integrati e una persistenza notevole che racconta la storia di questa terra antica.

La ricchezza dei vitigni bianchi calabresi

Sebbene la produzione calabrese sia dominata dai vitigni a bacca rossa, i vitigni bianchi della regione meritano un’attenzione particolare per la loro unicità e qualità. I vitigni Calabresi a bacca bianca sono il Greco Bianco, Il Trebbiano Toscano, il Montonico e la Guernaccia.

Il Greco Bianco rappresenta l’eccellenza tra i vitigni bianchi calabresi, capace di produrre vini di straordinaria eleganza e complessità. Questo vitigno, coltivato principalmente nelle zone collinari, beneficia delle escursioni termiche che preservano l’acidità naturale delle uve, conferendo ai vini una freschezza e una longevità eccezionali. I vini ottenuti dal Greco Bianco si caratterizzano per un colore giallo paglierino brillante, un profumo intenso dove si riconoscono note di agrumi, fiori bianchi, erbe aromatiche e, nei migliori esempi, sfumature minerali che ricordano la macchia mediterranea.

Il Greco di Bianco, prodotto nell’omonimo comune della provincia di Reggio Calabria, rappresenta una delle espressioni più raffinate dell’enologia italiana. Questo vino passito, ottenuto da uve lasciate appassire sulla pianta sotto il sole calabrese, sviluppa una complessità aromatica straordinaria dove si intrecciano note di frutta esotica, miele, spezie dolci e nuances floreali di una finezza rara.

L’evoluzione della viticoltura calabrese moderna

La viticoltura calabrese ha attraversato nei secoli alterne vicende, passando da periodi di grande splendore a momenti di difficoltà. La ripresa del patrimonio vitivinicolo calabrese fu lenta e graduale e iniziò dopo la prima guerra mondiale. Per molti anni, la regione è stata principalmente un fornitore di vini da taglio, apprezzati per il loro colore intenso e l’elevata gradazione alcolica.

Oggi, tuttavia, la Calabria vive una vera e propria rinascita enologica, guidata da una nuova generazione di produttori che ha saputo coniugare il rispetto per la tradizione con l’innovazione tecnologica. L’introduzione di tecniche di vinificazione moderne, l’attenzione alla gestione del vigneto e la valorizzazione dei vitigni autoctoni hanno permesso alla regione di conquistare un posto di rilievo nel panorama enologico nazionale e internazionale.

Le 10 denominazioni DOC e le 10 IGT attualmente riconosciute in Calabria testimoniano la ricchezza e la diversità del patrimonio viticolo regionale. Dalle Terre di Cosenza al Bivongi, dal Donnici al Lamezia, ogni denominazione racconta una storia particolare, legata alle specificità del territorio e alle tradizioni locali.

Un futuro all’insegna della qualità e della sostenibilità

Il futuro dell’enologia calabrese si prospetta ricco di opportunità e sfide. La crescente attenzione verso la sostenibilità ambientale sta spingendo sempre più produttori verso pratiche agricole rispettose dell’ecosistema, mentre la valorizzazione dei vitigni autoctoni rappresenta un’opportunità unica per differenziarsi nel mercato globale.

La biodiversità viticola calabrese, con i suoi numerosi vitigni autoctoni, rappresenta un patrimonio inestimabile che merita di essere preservato e valorizzato. Pecorello, Greco Bianco, Zibibbo di Pizzo, Mantonico, Greco Nero, Magliocco Dolce, Magliocco Canino e Gaglioppo sono parte dei vitigni autoctoni che compongono la grande biodiversità della Calabria.

La Calabria enologica di oggi si presenta quindi come una regione in piena evoluzione, capace di offrire vini di grande personalità e qualità, espressione autentica di un territorio unico al mondo. Chi visita questa terra non può che rimanere conquistato dalla passione e dalla dedizione dei suoi produttori, custodi di una tradizione millenaria che continua a regalare emozioni autentiche a ogni sorso.

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