Nel panorama dei cocktail classici, pochi drinks possono vantare un nome così provocatorio e una storia così affascinante come il Suffering Bastard. Questo cocktail, nato tra le sabbie del deserto egiziano durante la Seconda Guerra Mondiale, rappresenta l’ingegnosità di un barman visionario che riuscì a trasformare una necessità pratica in una leggenda liquida. Con la sua combinazione inusuale di gin e cognac, allungati dalla freschezza piccante del ginger beer, il Suffering Bastard non è solo un drink, ma un viaggio attraverso la storia che ci porta direttamente nei bar frequentati dagli ufficiali britannici del Cairo degli anni ’40.

L’epopea del Cairo: quando Joe Scialom inventò la medicina liquida

La storia del Suffering Bastard inizia nel 1942 presso il leggendario Hotel Shepheard’s del Cairo, un’istituzione che ospitava principalmente ufficiali britannici di stanza in Nord Africa. Il cocktail nasce nel 1942 al Cairo da un’idea di Joe Scialom, ex chimico che aveva appena iniziato a lavorare come barman all’Hotel Shepheard’s. Gli ufficiali si lamentavano costantemente dei postumi dell’ubriachezza, un problema che nel clima desertico e nelle condizioni di guerra diventava particolarmente debilitante.

Joe Scialom, figura leggendaria della mixology internazionale, era un poliglotta ed ex chimico che aveva trasformato la sua conoscenza scientifica in arte bartending. Come racconta la storia, nel 1942, il barman Joe Scialom stava sperimentando un rimedio per i postumi della sbornia per le truppe durante la Seconda Guerra Mondiale. La sua soluzione fu geniale: combinare due superalcolici diversi con succo di lime, bitter aromatici e il potere digestivo del ginger beer.

Il nome originale del cocktail era “Suffering Bar Steward”, ma come spesso accade nei bar rumorosi dopo qualche drink, il nome si trasformò nella versione più colorita che conosciamo oggi. Originariamente chiamato Suffering Bar Steward, questo nome più colorito si diffuse rapidamente.

La leggenda militare del Suffering Bastard raggiunge il suo apice durante la battaglia di El Alamein. Si racconta che all’apice della battaglia di El Alamein, Joe Scialom ricevette un telegramma dal fronte che richiedeva 8 galloni del suo cocktail Suffering Bastard. Le truppe britanniche erano tutte molto sbornie e avevano bisogno del rimedio per combattere. Scialom preparò rapidamente una grande partita, riempì ogni contenitore disponibile e la inviò al fronte, creando così il primo cocktail nella storia ad essere ufficialmente utilizzato come “arma segreta” contro i postumi della sbornia in tempo di guerra.

La ricetta classica: alchimia in bicchiere

La ricetta originale del Suffering Bastard riflette l’approccio scientifico di Joe Scialom alla mixology. La combinazione apparentemente inusuale di gin e cognac non è casuale: utilizzò intelligentemente due liquori con succo di lime, bitter aromatici e i poteri digestivi del ginger beer.

Ingredienti:

  • 30 ml di Cognac (originariamente bourbon, poi sostituito)
  • 30 ml di Gin
  • 15 ml di succo di lime fresco
  • 2 dash di Angostura Bitter
  • Ginger beer per allungare
  • Ghiaccio
  • Garnish: rametti di menta fresca e fetta d’arancia (opzionale)

Preparazione: Versare cognac, gin, succo di lime fresco e Angostura bitter in uno shaker con ghiaccio, shakerare e filtrare in un Collins Glass o nell’apposito Suffering Bastard Mug pieno di ghiaccio, allungare con ginger beer. La tecnica è fondamentale: lo shaking deve essere vigoroso per amalgamare perfettamente i due superalcolici diversi, mentre il ginger beer va aggiunto delicatamente per preservare l’effervescenza.

Il bicchiere tradizionale è un Collins Glass alto, anche se esistono apposite tazze chiamate “Suffering Bastard Mug” che celebrano l’iconografia del cocktail. La guarnitura con menta fresca non è solo decorativa: le proprietà digestive della menta completano l’effetto “curativo” del drink.

Abbinamenti gastronomici: quando il rimedio incontra il piacere

Il Suffering Bastard non è solo un cocktail da aperitivo, ma un drink versatile che si presta a abbinamenti gastronomici sofisticati. La sua natura rinfrescante e le note piccanti del ginger beer lo rendono perfetto per accompagnare cucine esotiche e speziati.

Cucina mediorientale e nordafricana: L’origine cairota del cocktail lo rende naturalmente compatibile con i sapori del Medio Oriente. Eccellente con tajine marocchini, kebab speziati, hummus e baba ganoush. Le note di lime e cognac bilanciano perfettamente le spezie come cumino, coriandolo e paprika.

Pesce e frutti di mare: La freschezza del lime e l’effervescenza del ginger beer creano un contrasto ideale con ostriche, tartare di tonno, salmone affumicato e crudité di pesce. Il gin apporta le note botaniche che esaltano i sapori marini.

Cucina asiatica: Sorprendentemente armonioso con la cucina thai e vietnamita. Il ginger beer riecheggia l’uso dello zenzero fresco in queste tradizioni culinarie, mentre la complessità alcolica regge il confronto con curry piccanti e zuppe tom yum.

Formaggi stagionati: Un abbinamento inaspettato ma riuscito con formaggi a pasta dura come Parmigiano Reggiano 24 mesi, Gorgonzola piccante o Roquefort. La sapidità dei formaggi viene bilanciata dalla freschezza agrumata.

Dessert: Conclude elegantemente pasti con dessert a base di cioccolato fondente, tiramisù o gelati ai gusti esotici come zenzero e lime. La componente alcolica si armonizza con i dolci non eccessivamente zuccherini.

Il Suffering Bastard rappresenta quindi molto più di un semplice rimedio per i postumi: è un cocktail che racconta la storia dell’ingegno umano, della creatività nata dalla necessità e del modo in cui un barman visionario riuscì a trasformare un problema pratico in un’esperienza sensoriale indimenticabile. Ogni sorso è un viaggio nel tempo che ci riporta ai bar del Cairo degli anni ’40, dove la mixology incontrava la storia e nascevano leggende liquide destinate a durare per sempre.