Il mondo della gastronomia si arricchisce ogni anno di nuove visioni architettoniche che trasformano l’atto del mangiare in una esperienza multisensoriale totale. Il Prix Versailles 2025 ha già annunciato gli hotel migliori del nostro pianeta e ora svela quali sono i ristoranti più belli al mondo, un riconoscimento che dal 2015 celebra presso la sede UNESCO di Parigi l’incontro tra creazione artistica ed economia. Quest’anno, sedici luoghi straordinari hanno conquistato il prestigioso titolo, dimostrando come l’architettura contemporanea possa elevare l’esperienza culinaria oltre ogni convenzione.
Dubai: il dialogo tra tradizione emiratina e innovazione culinaria
Gerbou, l’ospitalità araba reinventata
Un invito discreto nella calma di Nad Al Sheba: Gerbou, che in arabo significa “benvenuti nella nostra dimora”, è un omaggio all’architettura degli Emirati. Le progettiste Kristina Zanic e Tasmeem Tashkeel hanno orchestrato un dialogo raffinato tra materiali autoctoni e sensibilità contemporanea. I dettagli raccontano una storia locale: sedute in pelle di cammello, lampade che ricordano squame di pesce, sedie realizzate con alberi di ghaf. L’approccio gastronomico rispecchia questa filosofia: la cucina, basata per il 70% su ingredienti locali, segue lo stesso principio: innovare rispettando. Un manifesto di sostenibilità che trasforma ogni piatto in una narrazione territoriale.
Smoked Room, teatro del fuoco e dell’omakase
La seconda proposta dubaiota abbraccia l’estetica del mistero e della seduzione culinaria. Un corridoio scuro, illuminato da linee di luce, introduce gli ospiti in un mondo misterioso e raffinato. Astet Studio ha concepito un ambiente che celebra la ritualità dell’omakase giapponese attraverso un ambiente semicircolare che celebra il fuoco e la fiducia nel cuoco. La materialità esprime intensità pura: mattoni neri, metalli, specchi e maglie dorate creano un’atmosfera teatrale dove ogni preparazione diventa performance. L’esperienza si conclude in uno spazio più intimo, dove pareti giapponesi e un soffitto ligneo riflettono la leggerezza del piatto dolce.
Cina: fusioni culturali e poetica gastronomica
Blackswan a Pechino, dipinto tridimensionale nel museo Luo Hong
All’interno del museo Luo Hong, Blackswan appare come un dipinto tridimensionale ispirato a Gary Hume. Chris Shao Studio ha trasformato lo spazio in una galleria dove gastronomia e arte contemporanea dialogano senza soluzione di continuità. L’ambiente si apre su un giardino orientale con lago, alberi scolpiti e cigni, veri e simbolici, mentre l’illuminazione firmata Caroline Sarkozy scende dal soffitto come piume, evocando grazia e silenzio. La cucina dello chef Vianney Massot si inserisce in questo contesto poetico, dove ogni preparazione diventa parte dell’installazione artistica complessiva.
Ōrtensia a Shanghai, incontro di tre culture
Ōrtensia è il risultato di un incontro culturale tra Giappone, Francia e Cina. L’architetto Chris Shao ha orchestrato una sinfonia materica che comprende legno antico, laccature cinesi, piastrelle rustiche, legno scolpito. Il risultato è un rifugio dal tempo, femminile, elegante, che prende il nome dal fiore dell’idrangea, simbolo di equilibrio. L’offerta gastronomica riflette questa multiculturalità: a tavola si mixano i gusti francesi e quelli cinesi con un’esperienza gastronomica all’insegna del fusion.
Europa: tradizione reinterpretata e lusso contemporaneo
Lobster Club a Palma de Mallorca, mediterraneità contemporanea
Juan Picornell ha firmato una celebrazione del lifestyle mediterraneo che cattura l’essenza dell’estate balearica. Sandra Tarruella ha combinato legno iroko, acciaio lucido e piastrelle smaltate per evocare la spensieratezza di una giornata d’estate. L’architettura abbraccia il paesaggio attraverso terrazze panoramiche, bar centrale, piscina a sfioro, creando un continuum tra interno ed esterno dove la gastronomia marina diventa protagonista di un’esperienza edonistica completa.
Bouchon Carême a Helsinki, spirito lionese nel Nord Europa
Un angolo di Lione nel cuore di Helsinki dimostra come l’identità gastronomica possa viaggiare e adattarsi ai nuovi contesti. Lo studio Fyra ha saputo mantenere mattoni a vista, colonne in ghisa e grandi finestre che catturano la città, mentre toni caldi, mobili in legno robusto e una cucina semplice e sincera, firmata Hans Välimäki creano un’atmosfera che bilancia rusticità francese e minimalismo nordico.
Ladurée Rue Royale a Parigi, rinascita di un’icona
L’iconica maison parigina ha riscoperto le proprie radici attraverso un progetto di Cordelia de Castellane che omaggia le origini e rinasce nel 2024 con un nuovo allestimento. Gli interni celebrano l’eleganza del XVIII secolo: saloni intitolati a Napoleone e Chantilly, pareti pastello, tendaggi teatrali e motivi pittorici che sembrano zucchero su pareti. Un’operazione di restauro che trasforma la tradizione in linguaggio contemporaneo, mantenendo intatta la magia del rituale del tè pomeridiano.
Ducasse Baccarat a Parigi, cristallo e haute cuisine
Nell’ex residenza di Marie-Laure de Noailles, ora Maison Baccarat, Alain Ducasse celebra la luce, la materia, la storia. Aliénor Béchu ha concepito spazi dove legno grezzo e trasparenze si fondono, in un dialogo continuo con opere d’arte e arredi d’autore. La cucina di Ducasse si inserisce in questo contesto di lusso assoluto, dove ogni piatto dialoga con la raffinatezza cristallina dell’ambiente.
Julie’s a Londra, pop culture e nostalgia londinese
Un salotto londinese con anima pop a Notting Hill: il Julie’s nato nel 1969 è rinato grazie a Rosanna Bossom e Tara MacBain. Il progetto abbraccia colori vivaci, riferimenti agli anni ’70, un collage visivo che attraversa il tempo. L’approccio scenografico si estende agli spazi esterni: la terrazza esterna è un omaggio alla comunità locale, mentre all’interno regna una teatralità sofisticata. Un’operazione di restyling che mantiene viva la memoria storica del locale attraverso un linguaggio contemporaneo audace.
Asia Pacifica: natura e innovazione architettonica
Shell a Nusa Penida, biomimetica e contemplazione
Shell, affacciato su Diamond Beach, sembra emergere dalla natura stessa. Pablo Luna Studio ha trasformato la sostenibilità in poesia architettonica attraverso strutture in bambù, pareti in terra battuta, mobili ricavati da legno giavanese: tutto è pensato per essere parte del paesaggio. Il risultato è letteralmente un guscio che protegge, respira e invita alla contemplazione, dove l’esperienza culinaria si fonde completamente con l’ambiente naturale circostante.
Seven Island a Busan, architettura insulare e paesaggio marino
Sull’isola di Gadeokdo, Seven Island si compone di sette edifici che si affacciano su altrettante isole. MTTB ha concepito un percorso visivo che alterna ombra e luce, architettura e paesaggio. La struttura sviluppa una narrazione verticale dove i piani bassi evocano il fondale marino, quelli alti la leggerezza della superficie, creando un’esperienza gastronomica che si muove letteralmente tra gli elementi naturali.
Italia: spiritualità e tradizione umbra
Coro a Orvieto, sacro e profano in dialogo
Dentro una chiesa sconsacrata del XVI secolo, Coro è un sussurro spirituale. L’Umbria conquista il palcoscenico internazionale dell’architettura gastronomica con Coro, l’unico ristorante italiano selezionato tra i 16 finalisti del Prix Versailles 2025. Giuliano Andrea dell’Uva ha operato con estrema sensibilità, mantenendo le pareti in tufo, la luce naturale, i resti dell’altare. Il risultato è un ambiente sospeso, dove il sacro si mescola all’umano. L’esperienza si compie tra arte contemporanea, piatti umbri e silenzio. Un progetto che dimostra come il rispetto per la storia possa generare innovazione senza compromessi.
Medio Oriente e Asia: sperimentazione e identità culturale
Kimyona a Riyadh, speakeasy d’autore nell’Arabia Saudita
Il Kimyona, che in giapponese significa “bizzarro”, è uno speakeasy raffinato firmato Azaz Architects. La progettazione gioca sull’elemento sorpresa: l’ingresso è una galleria luminosa, ma dietro la porta segreta si apre una stanza oscura, come una camera fotografica. L’estetica abbraccia la brutalità sofisticata attraverso materiali grezzi, piastrelle antiche, vetri opachi, metallo, creando un’atmosfera underground che sfida le convenzioni dell’architettura commerciale tradizionale.
Another Smith a Tha Sai Luat, tradizione thai-cinese contemporanea
Una casa sospesa tra passato e presente. Il secondo ristorante della famiglia Smithikorn, specializzata in cucina Thai-Cinese, si sviluppa attorno a un atrio centrale in bambù. Thor Kaichon e TasteSpace hanno creato spazi connessi ma autonomi: sala, caffè e gioielleria. Il progetto abbraccia la narrazione familiare: ogni elemento rimanda alla tradizione, dal sigillo di famiglia rosso al blu delle scaglie di pesce. Un design narrativo, radicato e sorprendente.
Stati Uniti: cosmopolitismo e contaminazione culturale
Beefbar a New York, eleganza europea a Tribeca
Dalle coste del Principato alle strade di Tribeca. Il Beefbar newyorkese è un mosaico di influenze, concepito da Humbert & Poyet. Il progetto fonde linguaggi diversi: marmo, legni, ferro, motivi Versailles reinterpretati: ogni elemento parla di Manhattan, ma con anima europea. Le grandi finestre ad arco e i soffitti alti accolgono una clientela eclettica, mentre la carne diventa protagonista in un palco urbano dallo stile impeccabile.
Japón a Miami Beach, esuberanza nipponica tropicale
La Florida abbraccia l’estetica giapponese attraverso un progetto di massima teatralità. Japón è un’immersione visiva: la gru giapponese appare ovunque, su mosaici, tessuti, carta da parati. L’ambiente sviluppa una narrazione decorativa complessa dove il soffitto dorato e le xilografie antiche convivono con un bar scenografico e un patio tropicale dominato da una pagoda. Un esempio di come l’identità culturale possa essere reinterpretata attraverso il filtro del contesto locale senza perdere autenticità.
Il futuro dell’architettura gastronomica secondo il Prix Versailles
Questi sedici progetti rappresentano molto più di semplici ristoranti: sono manifesti architettonici che ridefiniscono il rapporto tra spazio, cibo e identità culturale. Dal rispetto ambientale di Shell alle contaminazioni culturali di Ōrtensia, dalla spiritualità laica di Coro alla teatralità urbana del Beefbar newyorkese, emerge un panorama dove l’architettura gastronomica diventa strumento di narrazione collettiva.
Il Prix Versailles 2025 conferma come l’eccellenza progettuale non possa prescindere dalla comprensione profonda del territorio, della cultura gastronomica locale e delle aspettative contemporanee. Ogni progetto premiato dimostra che l’innovazione architettonica più convincente nasce dall’equilibrio tra rispetto delle tradizioni e sperimentazione formale, tra identità locale e linguaggio universale.
L’architettura gastronomica del futuro, secondo questi sedici esempi straordinari, sarà sempre più multisensoriale, sostenibile e narrativa, capace di trasformare ogni pasto in un’esperienza culturale completa che nutre corpo, mente e spirito attraverso la forza evocativa dello spazio progettato.

Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.