Nel cuore della Food Valley emiliana, dove la cultura gastronomica detta legge sin dai tempi più remoti, sopravvive una tradizione peculiare: il “scudlei” (o “scudlén” in dialetto piacentino), l’umile scodella di ceramica che i contadini della zona tra Piacenza e Parma hanno eletto a bicchiere per degustare il vino locale.
Un rituale antico tramandato nei secoli
Questa usanza, che affonda le radici nella cultura contadina del territorio, rappresenta più di una semplice alternativa al calice. Il gesto ancestrale di portare alle labbra la scodella colma di vino rosso racconta una storia di pragmatismo e saggezza popolare. La tradizione vuole che i contadini, durante le pause dai lavori nei campi, preferissero la scodella al bicchiere perché più stabile, meno soggetta a rovesciarsi e soprattutto perfetta per accompagnare il pasto con entrambe le mani libere di maneggiare le posate.
La forma al servizio del gusto
Non è solo folklore: la particolare forma del scudlei, con il suo ampio diametro, permette al vino di ossigenarsi rapidamente, sprigionando aromi e profumi in modo quasi istantaneo. Gli esperti di enologia confermano che questa caratteristica rende la scodella particolarmente adatta alla degustazione dei vini rossi giovani e frizzanti tipici del territorio, come la Bonarda e il Gutturnio. La ceramica, inoltre, mantiene una temperatura ideale più a lungo rispetto al vetro.
Una tradizione che resiste al tempo
Oggi, in un’epoca di calici sofisticati e forme studiate al millimetro, il scudlei resiste come testimone di un mondo che cambia ma non dimentica. Nelle osterie tradizionali della zona, chiamate non a caso “scudelarie”, è ancora possibile vivere l’esperienza autentica di bere il vino dalla scodella, un gesto che trasforma la semplice degustazione in un viaggio nel tempo. I ristoratori più attenti alla tradizione locale continuano a proporla, specialmente durante le sagre e le feste popolari, dove il scudlei diventa protagonista di un rituale collettivo che unisce generazioni diverse nel nome della convivialità.
L’eredità di un territorio
Il scudlei rappresenta molto più di un contenitore per il vino: è la testimonianza materiale di una cultura del bere profondamente radicata nel territorio, che ha saputo trasformare la necessità in virtù, elevando un oggetto quotidiano a simbolo di identità locale. In un’epoca di globalizzazione gastronomica, questa tradizione ci ricorda come le usanze più autentiche siano spesso quelle nate dalla saggezza popolare, capace di trovare soluzioni semplici ma efficaci per godere al meglio dei piaceri della tavola.

Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.