Pasqua, una festa che porta con sé non solo un significato religioso profondo, ma anche una ricca tradizione enogastronomica in molte regioni italiane.La pizza di cacio è una vera e propria icona della gastronomia regionale, un lievitato rustico che conquista il palato con la sua consistenza morbida e il suo sapore deciso. Tradizionalmente consumata durante il periodo pasquale, questa torta salata rappresenta un simbolo di rinascita e condivisione, un momento di gioia per riunire la famiglia attorno alla tavola.
L’origine della Pizza di Cacio
La pizza di cacio, chiamata anche crescia di Pasqua o torta di Pasqua, ha radici antiche che si perdono nel tempo. Originaria delle campagne marchigiane, questa prelibatezza è stata tramandata di generazione in generazione, diventando un’icona della cucina pasquale della regione.
Le prime attestazioni della pizza di cacio risalgono al Medioevo. Alcune fonti la fanno risalire addirittura all’epoca romana, quando i soldati romani consumavano una focaccia simile chiamata “panis focacius”. È però nel corso del Medioevo che la pizza di cacio assume la sua forma e il suo sapore caratteristici.
Un ruolo fondamentale nella diffusione della pizza di cacio è stato svolto dalle monache dei monasteri marchigiani. Le monache, abili cuciniere, custodivano gelosamente la ricetta e la tramandavano di generazione in generazione. Grazie a loro, la pizza di cacio divenne un piatto tipico della cucina pasquale marchigiana.
Un impasto semplice e genuino
La ricetta della pizza di cacio è semplice e tramandata di generazione in generazione. Farina, uova, latte, olio extravergine d’oliva e lievito di birra sono gli ingredienti base che, sapientemente uniti, danno vita a un impasto morbido e profumato. L’aggiunta di formaggi grattugiati, come pecorino romano e parmigiano reggiano, dona un tocco di sapidità e crea un contrasto irresistibile con la morbidezza dell’impasto.
Un tripudio di varianti
La pizza di cacio offre diverse varianti a seconda della zona di produzione. In alcune zone, ad esempio, si aggiunge un pizzico di pepe nero per un gusto più deciso, mentre in altre si arricchisce l’impasto con cubetti di formaggio filante, come provolone o groviera. Non mancano poi le versioni con salumi o verdure, che offrono un’alternativa ancora più ricca e saporita.
Il gusto della tradizione
La pizza di cacio è un piatto conviviale, perfetto per essere condiviso con la famiglia e gli amici. La sua forma rotonda e la sua consistenza morbida la rendono ideale per essere tagliata a fette e gustata in compagnia. Il profumo inebriante che si sprigiona dal forno durante la cottura crea un’atmosfera di festa e di gioia, rendendo questo piatto un vero e proprio protagonista della tavola pasquale.
La pizza di cacio è molto più di un semplice piatto pasquale; è un viaggio attraverso la storia e la tradizione culinaria delle Marche. Ogni morso è un’esperienza sensoriale che trasporta chiunque la assaggi in un mondo di sapori robusti e genuini.
Il formaggio pecorino, con il suo gusto deciso e complesso, è il vero protagonista di questa pizza. La sua cremosità si fonde perfettamente con la croccantezza della base, mentre il pepe nero aggiunge un tocco di calore che accende il palato.
Accompagnamenti e abbinamenti
La pizza di cacio si presta ad essere accompagnata da una varietà di contorni e bevande tradizionali delle Marche. Una semplice insalata di campo condita con olio extravergine di oliva locale può essere il complemento perfetto per bilanciare la ricchezza del formaggio. Inoltre, un bicchiere di vino rosso marchigiano, come il Lacrima di Morro d’Alba o il Rosso Conero, esalta ulteriormente i sapori della pizza.
La pizza di cacio marchigiana è un invito alla scoperta delle Marche e della sua ricca tradizione enogastronomica. Un viaggio sensoriale che vi condurrà alla scoperta di sapori autentici e genuini, in un’atmosfera di festa e di condivisione.
Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.