Nel panorama dei cocktail classici, alcuni drink riescono a catturare non solo il palato, ma anche l’immaginazione. Il Tuxedo è uno di questi: un aperitivo raffinato che evoca immediatamente l’eleganza del suo omonimo abito da sera. Con la sua miscela equilibrata di gin e vermouth dry, arricchita da tocchi di maraschino e assenzio, questo cocktail rappresenta la quintessenza della mixology ottocentesca americana, quando i barman erano veri e propri artigiani del bere bene.
Le origini aristocratiche di un classico
La storia del Tuxedo affonda le radici nella Golden Age americana della fine dell’Ottocento. Il nome del drink deriva molto probabilmente dal Tuxedo Park, un esclusivo country club fondato nel 1885 nella Contea di Orange, New York, frequentato da facoltosi uomini di affari dell’alta società newyorkese.
Pierre Lorillard IV, noto imprenditore nel settore del tabacco e membro del club, potrebbe essere stato colui che suggerì il nome per questo cocktail, creando così un legame indissolubile tra l’ambiente aristocratico dell’epoca e il mondo della mixology.
La prima ricetta documentata del Tuxedo compare nel celebre “Bartender Manual” del 1882 di Harry Johnson, una delle pubblicazioni più influenti nella storia della cocktaileria. Successivamente, il cocktail viene inserito nel “Daly’s Bartenders Encyclopedia” del 1903 di Tim Daly, consolidando la sua presenza nei ricettari più importanti dei decenni seguenti.
Interessante notare come il leggendario Jerry Thomas considerasse il Tuxedo come una variante del Martini, catalogandolo come “Fancy Martini”, testimonianza dell’evoluzione costante che caratterizza il mondo dei cocktail classici.
La ricetta classica: un equilibrio di sapori
La preparazione del Tuxedo richiede precisione e rispetto per gli ingredienti originali. La ricetta classica prevede:
Ingredienti:
- 3 cl di Old Tom Gin (o gin London Dry con aggiunta di sciroppo di zucchero)
- 3 cl di Vermouth Dry
- 2,5 ml di Maraschino
- 1 ml di Assenzio
- 1 ml di Orange Bitters
Preparazione: Raffreddare una coppetta da cocktail riempiendola di ghiaccio. In un mixing glass colmo di ghiaccio, versare tutti gli ingredienti e mescolare delicatamente. Filtrare il composto nella coppetta precedentemente raffreddata e svuotata dal ghiaccio.
Il segreto di questo cocktail risiede nell’uso dell’Old Tom Gin, una tipologia di gin leggermente abboccata, non sempre facile da reperire: in sua assenza, è possibile utilizzare un gin London Dry addolcito con 0,5 cl di sciroppo di zucchero.
Gli abbinamenti gastronomici: versatilità e raffinatezza
Il Tuxedo si distingue per la sua straordinaria versatilità negli abbinamenti. La sua natura di aperitivo lo rende perfetto per accompagnare antipasti leggeri e sofisticati.
Con i crudi di pesce, il cocktail esalta la delicatezza del prodotto marino senza sovrastarlo, mentre la componente erbacea del vermouth dry crea un ponte armonioso con olive ascolane o verdure in tempura.
Per gli amanti dei sapori più decisi, il Tuxedo si sposa magnificamente con formaggi stagionati a pasta dura, dove l’amaro gentile degli orange bitters bilancia la sapidità del formaggio.
Non mancano gli abbinamenti con la charcuterie italiana: prosciutto crudo di Parma, bresaola della Valtellina e salame di Felino trovano nel Tuxedo un compagno ideale, capace di pulire il palato tra un assaggio e l’altro.
Durante l’aperitivo serale, questo cocktail accompagna egregiamente piccoli bouchée salati, tartine con paté di fegato, o semplici noccioline tostate, mantenendo sempre quel carattere distintivo che lo rende indimenticabile.
Il Tuxedo rappresenta l’essenza dell’eleganza liquida: un cocktail che non si limita a dissetare, ma racconta una storia fatta di tradizione, raffinatezza e maestria bartender. Un classico senza tempo che continua a conquistare palati esigenti in tutto il mondo.

Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.