Ci sono luoghi dove la terra sembra custodire segreti antichi e il tempo scorre seguendo il ritmo delle stagioni più che quello degli orologi. È tra le dolci colline di Sorrivoli, nell’entroterra cesenate, che prende forma un’avventura enologica che ha il sapore dell’ostinazione e della poesia: Amaracmand, un nome che nasce dal dialetto romagnolo – “mi raccomando, fa il bravo” – ma che oggi è sinonimo di sperimentazione, rispetto e passione per il vino vero.

Una storia di famiglia, ostinazione e vino

Tutto nasce da un’eredità lasciata in sospeso, dal peso delle stagioni e dei debiti che rischiavano di spazzare via l’esistenza di una piccola tenuta a Sorrivoli. Invece, da quelle macerie emotive e materiali, Marco Vianello ha costruito un sogno enologico radicato nella terra e nel linguaggio della sua infanzia, tanto da chiamare la nuova cantina Amaracmand, esortazione dialettale romagnola che riecheggiava nei consigli della nonna: “Mi raccomando, fa’ il bravo”.

Oggi Amaracmand è un’azienda agricola biologica con circa 14 ettari vitati, distribuiti su suoli antichi di origine marina, lavorati con dedizione maniacale e con una filosofia produttiva tanto rigorosa quanto romantica: niente chimica, nessun compromesso, e un’attenzione ossessiva per ogni fase del processo. Eppure, dietro la serietà del progetto, rimane sempre un sorriso ironico e disarmato: quello di chi fa vino non per moda, ma perché ne ha bisogno.

L’anima dei vigneti: storia, biodiversità e climi estremi

Il terroir di Amaracmand ha una voce forte. Le colline dove affondano le radici dei suoi vigneti non sono semplici campi coltivati, ma testimoni di una storia millenaria, emersi da un fondale marino in tempi antichi e mai contaminati dall’agricoltura intensiva. Qui un tempo sorgeva l’antica Fattoria di Sorrivoli, e oggi si coltivano cloni rari di Sangiovese a piede franco e una sorprendente Albana lunga, riscoperta in un vecchio vigneto risalente agli anni ’60 e rigenerata per i nuovi impianti.

La gestione agronomica biologica è totale e non negoziabile. Gli effetti del cambiamento climatico, che qui si traducono in vendemmie anticipate di oltre 20 giorni rispetto alla media, vengono mitigati grazie a un sistema di fitodepurazione per l’irrigazione di soccorso. La vigna è viva, fragile e potente allo stesso tempo. Ed è proprio questa vulnerabilità a rendere i vini di Amaracmand così vibranti e reali.

Una cantina invisibile e futurista

Chi si aspetta un casolare rustico e polveroso rimarrà spiazzato. La nuova cantina, firmata dall’architetto Fiorenzo Valbonesi, è nascosta nel paesaggio, ma all’interno è un laboratorio da fantascienza, pensato per esaltare la naturalità estrema della vinificazione. Nessun solfito, nessun allergene, aria purificata da sistemi AEROCIDE di derivazione NASA, controllo domotico di ogni fase, energia prodotta in buona parte da pannelli fotovoltaici.

Una filosofia, quella di Amaracmand, che porta il concetto di “naturale” a un livello tecnico altissimo, ben lontano dai cliché del vino sporco e improvvisato. Qui si lavora come in una sala operatoria, e ogni bottiglia è il risultato di uno sforzo maniacale verso la purezza espressiva.

Imperfetto, Perimea e Madame Titì: i tre volti del vino romagnolo

Il catalogo di Amaracmand per ora si limita a tre etichette. Ma ciascuna è un piccolo manifesto.

Vini naturali Romagna Amaracmand, Amaracmand, il vino naturale che racconta la Romagna più autentica

Imperfetto, il primo rosso nato dalla cantina, è un Rubicone IGT che racconta l’identità sfaccettata del Sangiovese in blend con Cabernet e Syrah. È un vino d’autore, dichiaratamente “non perfetto”, come dichiarano in etichetta Marco e sua moglie Tiziana, ma dotato di una coerenza stilistica che conquista: frutto netto, tannino gentile, finale balsamico. Un vino libero, ma mai approssimativo.

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Perimea è invece una dichiarazione di fedeltà al territorio. Sangiovese in purezza, raccolto e vinificato con lieviti indigeni, senza diraspatura, senza solfiti. Un vino selvatico e solare, più spigoloso ma mai scorbutico, che mostra il carattere verace del vitigno, filtrato dall’eleganza di una vinificazione rispettosa ma ambiziosa. Beva asciutta, dinamica, perfetta per la tavola.

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Infine c’è Madame Titì, lo spumante ancestrale dedicato a Tiziana. Un brut nature da Bombino, Grechetto Gentile e Albana, metodo charmat lungo, senza zuccheri aggiunti e senza compromessi. La bollicina è fine, persistente, il sorso è teso e minerale, ma conserva la generosità aromatica tipica delle varietà autoctone romagnole. È una bottiglia che unisce antico e moderno, piacere e rigore.

Il futuro della Romagna passa da qui

Amaracmand non è una cantina per tutti. Non segue le mode, non cerca l’approvazione delle guide, non cede al marketing da fiera. Ma ha le idee chiare: vini veri, fortemente identitari, nati da una terra marginale ma generosa, dove l’uomo ha scelto di restare, di lavorare e di trasformare una difficoltà in un’opportunità.

La Romagna del vino sta cambiando pelle, e realtà come Amaracmand rappresentano la frontiera più interessante di questa trasformazione. Una frontiera fatta di artigianalità, tecnologia, cultura agraria e visione ecologica. Una frontiera che merita di essere conosciuta, esplorata e sostenuta.

Amaracmand non è solo una cantina: è una dichiarazione d’intenti.