Il 4 luglio 2025, il Carroponte di Sesto San Giovanni si prepara ad accogliere nuovamente i Modena City Ramblers, protagonisti di un appuntamento che si rinnova con la fedeltà di un rito sacro. Insieme ai Folkstone, la serata promette di trasformarsi in una celebrazione del folk italiano più autentico, quello che affonda le radici nella terra emiliana ma alza lo sguardo verso gli orizzonti internazionali della musica popolare.
Sono passati più di tre decenni da quando Franco D’Aniello, Luciano Gaetani, Alberto Cottica, Alberto Morselli e Giovanni Rubbiani decisero di unire le forze per dare vita a quello che sarebbe divenuto uno dei collettivi musicali più longevi e influenti del panorama italiano. La genesi risale al 1991, quando i membri dell’Abbazia dei Folli si incontrarono con altri musicisti per formare quella che inizialmente era solo un’idea. Il nome “Modena City Ramblers” emerse spontaneamente una sera, ispirato ai Dublin City Ramblers, quasi a voler stabilire un ponte ideale tra l’Emilia e l’Irlanda, tra le tradizioni locali e quelle celtiche.
Dalle osterie ai palchi internazionali: l’ascesa del combat folk
La strada verso il successo non fu immediata né semplice. Il primo album “Riportando tutto a casa” vide la luce nel marzo 1994 per l’etichetta indipendente romana Helter Skelter records, un disco che raccoglieva già tutte le chiavi identitarie della band: dalla contaminazione sonora alle tematiche sociali affrontate nei testi. Brani come “I funerali di Berlinguer”, “Ahmed l’ambulante” e la loro interpretazione di “Bella ciao” definivano un manifesto artistico che avrebbe accompagnato la band per tutti gli anni a venire.
Ma fu con “La grande famiglia” del 1996 che i Modena City Ramblers conquistarono definitivamente il pubblico italiano. Questo secondo album, pubblicato il 19 febbraio 1996, segnò anche l’ingresso di Stefano “Cisco” Bellotti come voce e frontman del gruppo, dopo l’abbandono di Alberto Morselli. Tracce come “Clan Banlieue”, “Grande famiglia” e “L’aquilone dei Balcani” dimostravano una maturità compositiva crescente e una capacità di narrare l’Italia contemporanea attraverso gli occhi di chi vive ai margini, di chi lotta, di chi resiste.
Franco D’Aniello: la voce sottile del tin whistle
Franco D’Aniello rappresenta la “voce sottile” dei Modena City Ramblers, quella acuta e melodica del tin whistle, il flauto magico che imprime il marchio folk su ogni composizione della band. Nato a Forlì il 31 dicembre 1962, D’Aniello ha attraversato diverse fasi musicali prima di approdare ai Ramblers. La sua versatilità strumentale è cresciuta nel tempo: inizialmente dedito al tin whistle e flauto traverso, ha poi aggiunto tromba e sassofono al suo arsenale sonoro.
Ma D’Aniello non è solo un musicista: è un narratore, un custode di storie che ha saputo trasformare l’esperienza personale in patrimonio collettivo. Prima di dedicarsi completamente alla musica, è stato allenatore di calciatori pulcini, uno dei quali ha poi vinto il Mondiale – un aneddoto che rivela la sua capacità di riconoscere e coltivare il talento in ogni forma. La sua passione per la Juventus e per le freccette completa il ritratto di un uomo dalle mille sfaccettature, sempre fedele alle proprie radici emiliane.
Il Carroponte: un palco che sa di casa
Il legame tra i Modena City Ramblers e il Carroponte di Sesto San Giovanni va oltre la semplice programmazione musicale. È un appuntamento fisso dell’estate, un ritorno che ha il sapore della tradizione e la forza dell’innovazione. Quello spazio industriale riconvertito in tempio della musica dal vivo si trasforma ogni volta in un crocevia di generazioni: dai vecchi militanti che hanno accompagnato la band fin dagli esordi ai giovani che scoprono per la prima volta la potenza del combat folk.
La serata del 4 luglio si prospetta già leggendaria, con due delle formazioni più iconiche del folk italiano che condivideranno il palco. I Folkstone, ospiti della serata, rappresentano l’evoluzione naturale di quel filone musicale che i Ramblers hanno contribuito a definire negli anni Novanta, dimostrando come la tradizione popolare possa continuamente rinnovarsi senza perdere la propria anima.
Trent’anni di resistenza culturale
Il segreto della longevità dei Modena City Ramblers risiede nella loro capacità di rimanere contemporanei senza tradire le proprie origini. In un’epoca di cambiamenti rapidissimi, loro hanno saputo mantenere salda la barra dell’autenticità, continuando a raccontare le storie di chi non ha voce, di chi lotta per i propri diritti, di chi crede ancora nella possibilità di cambiare il mondo attraverso la musica.
Dal 1994, anno di “Riportando tutto a casa”, sono passati ormai trent’anni, e la band ha attraversato mode, crisi discografiche, cambiamenti generazionali mantenendo sempre viva quella fiamma ribelle che li ha contraddistinti fin dall’inizio. Il loro pubblico è cresciuto con loro, ma si è anche rinnovato, dimostrando che certi messaggi attraversano le generazioni e continuano a trovare terreno fertile nelle coscienze di chi cerca nella musica qualcosa di più del semplice intrattenimento.
L’eredità di una grande famiglia
Oggi i Modena City Ramblers rappresentano molto più di una band: sono un fenomeno culturale, un punto di riferimento per chi crede nel potere aggregante della musica popolare. La loro “grande famiglia” si è allargata nel tempo, includendo musicisti, tecnici, produttori, ma soprattutto migliaia di fan che hanno fatto delle loro canzoni una colonna sonora esistenziale.
Il concerto del 4 luglio al Carroponte non sarà solo un evento musicale, ma una celebrazione di questa famiglia allargata, un momento di condivisione che va oltre la performance artistica per diventare rito collettivo. In un mondo sempre più frammentato e individualista, i Modena City Ramblers continuano a dimostrare che la musica può ancora essere un linguaggio universale, capace di unire le persone intorno a valori condivisi di solidarietà, resistenza e speranza.
Mentre le luci del Carroponte si preparano ad illuminare il palco di Sesto San Giovanni, una certezza accompagna chi si appresta a vivere questa esperienza: i Modena City Ramblers non sono mai stati così necessari come oggi, e la loro musica continua a essere una bussola per navigare nella complessità del presente senza perdere di vista l’orizzonte del futuro.