«Lasciami sdraiare accanto a lui». La voce di Nino è ferma, nel silenzio che segue il primo sparo. Lui è solo un ragazzino che fronteggia giganti, ma quando si arriva alla fine l’età non conta più. E dopo quello sparo Nino non ha più niente da perdere.
Ogni mattina ricominciava da capo con il suo rituale. Ricostruiva l’immagine di donna avvenente. La donna che nella sua immaginazione faceva voltare gli uomini che per le strade di Fochi, che era troppo affaccendata per fermarsi a parlare e che suscitava l’invidia delle sue coetanee. E dopo ogni rinascita cadere di nuovo faceva un po’ più male.
Giuseppina sibilò l’insulto, un attimo prima di infilare la porta. Marco si ritirò di scatto e provò odio per sé stesso quando sentì che stava avvampando di vergona.
Qualcosa stava prendendo forma dentro di lui. Forse era lì da tempo, o forse era nata solo la sera prima. Una felicità strana e pulsante che gli riempiva il petto e lo stordiva, un bisogno che non sapeva contenere.
Si trovavano senza saperlo davanti a un bivio. Da una parte c’era la morte, dall’altra la vita. Presero una decisione, senza esserne consapevoli e senza immaginarne le conseguenze. Forse in alcuni momenti la possibilità di scegliere è solo fittizia, perché non puoi fare altro che seguire i sentimenti. I rapporti precipitano verso il loro definirsi quando si è più distratti.
Non si era mai davvero fermato a pensare a loro due e a cosa significasse Marco per lui, ma camminando per quelle strade nere capì che quel legame sarebbe rimasto e che quello che stava scoprendo di sé era sempre stato presente sotto la superficie e non l’avrebbe più lasciato. Quel pensiero lo fece sentire fragile e potente allo stesso tempo.
Quelle parole ci misero un po’ ad acquistare un senso nella mente di Nino. Crebbero lentamente, si addensarono, fino a dargli la sensazione di soffocare.
Sentivano che quel tempo era prezioso, che quegli abbracci sotto il pino marittimo li avrebbero ricordati per sempre. Presto avrebbero abbandonato Fochi e il passato. E forse qualcosa di nuovo sarebbe iniziato; di certo non sarebbero tornati indietro.
Romanzo ispirato da una storia vera e a cui Franco Battiato ha dedicato una canzone. Canzone dalla quale l’Autore ha tratto il titolo di questo romanzo, tanto bello ma tanto doloroso.
Sicilia anni ‘80, due ragazzi si incontrano per caso e per caso nasce un amore, di quelli veri travolgenti ma anche proibiti per una cultura e per un tempo in cui essere “diverso” dalle concezioni culturali non era ammesso.
Marco figlio della donna più bella del paese e di un padre che all’anagrafe non è suo padre, ragazzo problematico perché non riesce ad integrasi in una cultura che gli sta stretta, sogna di andare a vivere a Catania e da lì poi nel continente, lontano da tutto e da tutti. Dai paesani che lo additano, dal padre biologico per il quale prova risentimento, da quella madre tanto bella e tanto delusa dalla vita che l’ha buttata dentro all’alcool. Una madre che ama troppo quel figlio ma troppo fragile per affrontare una vita dura.
E poi c’è Nino, un ragazzo appena addentratosi all’adolescenza, intelligente, allegro e a tratti ingenuo. Nino che vive in una famiglia con madre padre fratello e sorella. Nico che passa i pomeriggi ad aiutare suo nipote a studiare. Nino che fino a quel giorno, in cui casualmente incontra Marco, non sapeva nemmeno cosa fosse l’amore.
Tra i due nasce quell’amore di cui tutti abbiamo letto nei romanzi ma di cui pochi possono dirsi fortunati di aver provato.
Chissà se dava più fastidio la loro felicità o che fossero due uomini ad amarsi così intensamente.
Stranizza
di Valerio La Martire
Rizzoli 2023 (190 pp.)