Si sente tanto parlare di gentilezza ultimamente e questo libro gentile lo è per davvero, sia nel titolo che nell’intento.

“Gentilmente Milano”, però, è uscito nel 2013 quando la gentilezza non era ancora invocata come oggi. Lo ha scritto Vivian Lamarque, classe 1946, insegnante, premiata poetessa, autrice di innumerevoli libri per bambini, collaboratrice del Corriere della sera.

Quanto l’ho guardata e ascoltata in questi quasi settant’anni di vita! Mi piace molto, quasi come a un gatto, stare alla finestra (specie a quelle su strada) e anche guardare dai finestrini del tram […]

Lei, che di Milano è figlia adottiva ma ci vive da sempre, ce la restituisce in maniera onesta con lo sguardo materno di chi sa quando c’è bisogno di una carezza e quando di un rimprovero. In questo libro, però, la città dove tutto accade diventa punto di partenza per una serie di riflessioni acute mai prive di delicatezza e ironia che conducono il nostro sguardo verso ciò che spesso sfugge.

Il libro è composto da brevi capitoli i cui titoli si susseguono in ordine alfabetico, spesso accompagnati da un proverbio milanese e il più delle volte discostandosi dall’argomento iniziale, “poiché fin dalla scuola ho il vizio di andare fuori tema” scrive nell’introduzione l’autrice.

Che concittadini ideali: silenziosi che di più non si potrebbe, profumati, colorati, educati… Va bene buttano le foglie per terra, ma solo una volta all’anno e perché non hanno tasche.

Per chi associa Milano solo a smog e cemento sarà sorpreso magari di trovare tanto spazio per gli  alberi che spesso inosservati sono invece parte integrante del paesaggio meneghino. Abitanti che rispondono all’appello e regalano stupore se solo si solleva un po’ lo sguardo, in autunno con le foglie multicolori, e in primavera con inaspettati ciliegi pieni di frutti a rallegrare un marciapiede qualunque nel mezzo di un parcheggio.

A fine inverno rispunta di tutto, gemme, fili d’erba, lucertole, bambini nuovi, musiche, poeti.

Anche il clima e le stagioni (quando ancora c’erano) sbucano sovente tra un capitolo e l’altro. La primavera fra tutte forse perché anima gli umori come la nascita che ogni cittadino aspetta. Non viene tralasciato ovviamente il caldo estivo quando la città si svuota lasciando in solitudine chi rimane. Effetti negativi dell’estate che può far male agli umani ma è amata dalle zanzare, spesso citate tra le righe come fonti di fastidio, a cui Lamarque suggerisce una dieta vegetariana. La nebbia è poca nel libro come ormai per le strade, ma c’è ancora la neve che è capace di trasformare il paesaggio almeno per un giorno in uno sfondo da romanzo russo.

I luoghi sono quelli conosciuti, storici, nostalgici: dai Navigli alla Scala e anche ai cimiteri, e quelli inaspettati che sotto la sua penna assumono nuove sfumature. Come il Monte Stella che diventa meta di escursioni domenicali, in alternativa alle vere montagne, quando i blocchi delle auto impedivano gli spostamenti. Oppure le discariche che possono trasformarsi in insoliti luoghi di pace rendendo più liberi e “purgati” i cittadini che vi lasciano i loro rifiuti.

Spesso si trovano degli interludi a dare un tocco di leggerezza al vivere dove le piante, i fiori dei terrazzi e gli animali diventano personaggi di una fiaba metropolitana. Ma non solo alle creature prive di parola l’autrice presta la voce, anche e soprattutto alle persone. Fra tutti gli anziani, detti vecchini, trovano un posto di riguardo tra le pagine con i loro acciacchi, le solitudini esasperate dalla grande città, loro custodi di memoria o piacevoli cantastorie da bar a cui rubare qualche modo dialettale. I bambini e gli adolescenti, sono categorie da difendere ma anche da “educare ai sentimenti”; i cittadini vittime alle prese con burocrazia e mezzi pubblici disfunzionali; le mamme preziose figure tutto fare. Le festività invece, ci ricorda la scrittrice, non sono momenti di allegria per tutti, soprattutto quando il significato si perde, come succede a Natale dove ormai conta la corsa al regalo o alle luci più belle, e non più sentimenti di vicinanza e raccoglimento.

Natale non è un luna park. Per credenti o non credenti o credenti in altro, dovrebbe essere una pausa […], riflessioni, scambio di doni piccoli, ma piccoli sul serio, un po’ d’infanzia nelle vetrine, e luci nel buio, code di comete per ritrovare la strada che perdiamo, perdiamo e perdiamo continuamente […]

Largo spazio ha ovviamente la memoria legata a episodi di vita, ai luoghi, al gergo dialettale e ai proverbi. Come le giostre di Carnevale che verso gli anni Trenta erano alla Fiera di Porta Genova con “i gioster, i tirasègn, la dònna canón”, o la bellezza di una Pasqua di tanti anni fa raccontata da chi l’ha vissuta e ricorda che tutto, dalle grandi pulizie di preparazione ai pranzi, si faceva “tutti insieme”.

La gentilezza “con la G maiuscola” ci fa capire Lamarque, non può ridursi a un atto di cortesia ma dovrebbe andare oltre, semplificare la vita nei rapporti con gli altri, e anche nell’interazione dell’individuo con lo spazio cittadino. E, data la disabitudine a questo sentimento, i gentili nella sua visione assumono ironicamente le sembianze distorte di un serial killer.

[…] deve essere distribuita spontaneamente ed equamente a tutti: all’ultimo del mondo che ti chiede balbettando un’informazione[…] come a chissàchi. Se usi due pesi e due misure non si tratta affatto di gentilezza, allora meglio niente.

In questo libro ci viene offerto uno sguardo non convenzionale capace di trasformare in poesia ciò che all’apparenza non lo è ma senza indulgere in smancerie, e con un profondo senso di giustizia. Con leggiadria ed efficacia Vivian Lamarque arriva dritta al punto. Per chi abita Milano da una vita o da poco, per chi non la conosce, per chi non gli interessa Milano e vuole solo leggere qualcosa da una maestra della parola, non c’è che da immergersi in queste pagine. Hanno l’effetto di un pacchetto di patatine: “ancora una e poi basta”, e ti ritrovi all’ultima senza accorgertene.