Watcher è un film scritto e diretto da Chloe Okuno, giovane regista diplomata alla UC Berkeley e con un master conseguito all’American Film Institute Conservatory. Presentato in anteprima al Sundance Film Festival e basato su una sceneggiatura originale di Zack Ford, il film è un thriller psicologico ambientato nell’attuale Romania con protagonisti Maika Monroe, Karl Glusman e Burn Gorman.

Trama: la sinistra presenza di un uomo che non c’è.

Un paio di occhi si aggira per Bucarest. O meglio, uno strano individuo di cui tutti parlano ma di cui non si sa quasi nulla. A Bucarest infatti c’è un serial killer che uccide donne sui trent’anni tagliando loro la gola. Benché se ne parli in tutti i notiziari, ancora non è stato catturato dalla polizia né si ha un preciso identikit della sua persona.

Proprio in quei giorni febbrili giungono nella capitale due neo sposi direttamente dagli Stati Uniti. Lei è Julia, mentre lui è Francis, trasferito nella sede romena del suo lavoro in America. Francis infatti è originario di Bucarest, conosce perfettamente la lingua locale e non ha problemi ad adattarsi al cambio di vita. Julia, invece, subisce l’impatto dell’essere straniera in un paese straniero. Così, mentre suo marito trascorre gran parte del tempo a lavoro, la giovane donna fa incetta di corsi di lingua che segue comodamente a casa e prova a integrarsi nella società.

Recensione di Watcher, Un paio di occhi si aggira per Bucarest

La sua integrazione, tuttavia, non sarà facile, a maggior ragione quando scoprirà di essere spiata da un individuo che si affaccia perennemente dalla finestra di un palazzo antistante al suo. Pertanto, quella che inizialmente suo marito ritiene un’inezia, diventerà poco a poco una paranoia fissa, tanto da creare un solco nel rapporto tra i due e rendere invivibile il soggiorno di Julia in città.

Pro: lo sguardo penetrante e un cast di prim’ordine.

Con una percentuale di apprezzamenti superiore all’80% su Rotten Tomatoes e un cast di giovani e promettenti talenti, il film di Okuno si configura doppiamente come eccellente prodotto di intrattenimento e fonte di una cultura cinematografica alta. Il classico tema dello sguardo penetrante, onnipresente ma intangibile, è un chiaro riferimento ai maestri del terrore quali Alfred Hitchcock e Roman Polanski, ai quali la giovane regista stessa ammette di essersi ispirata. “I registi che ammiro sono quelli in grado di creare un linguaggio emozionante attraverso il loro mestiere, traducendo ciò che provano in una forma che le altre persone possono vedere sperimentare da sé“, ha ammesso Okuno. Infatti, la tecnica della soggettiva, piuttosto usata in questo genere di film, permette di trasferire le ansie della protagonista direttamente sullo spettatore, andando ad annullare quella “parete” fittizia rappresentata dallo schermo. Anzi, lo schermo viene a coincidere con la finestra stessa da cui Julia, ormai terrorizzata e preoccupata, si affaccia a qualsiasi ora della giornata. Inoltre, la totale sfiducia delle altre persone nei confronti del disagio vissuto da Julia rende ancora più immediata l’empatia dello spettatore, soprattutto perché i femminicidi sono un tema attuale e scottante, di cui spesso se ne sottovaluta la pericolosità politica e sociale.

Recensione di Watcher, Un paio di occhi si aggira per Bucarest

Ad alimentare il senso di claustrofobia e paranoia sono soprattutto le interpretazioni di Maika Monroe e Burn Gorman, rispettivamente Julia e un comune cittadino di Bucarest, che si rivelerà essere la persona dietro a tutti quegli omicidi crudeli. La carriera di Maika è in continua ascesa, se si considera che ha già recitato al fianco di attori del calibro di Nikolaj Coster-Waldau e Jennifer Garner, solo per citarne alcuni. Dal canto suo, anche Gorman ha dato prova di grandi doti attoriali, se si considera un curriculum che comprende Il cavaliere oscuro-Il ritorno di Christopher Nolan o Crimson Peak.

Contro: molti cliché e una certa dose di prevedibilità.

Watcher riesce a catturare l’attenzione dall’inizio alla fine, grazie all’uso di un climax perfettamente incarnato nel malessere di una giovane donna isolata dal mondo e nella crudeltà di un uomo senza volto né prestigio sociale. Tuttavia, presenta anche alcuni difetti, a cominciare dai cliché nei rapporti uomo-donna passando per una certa dose di prevedibilità, paradossalmente dovuta proprio a quei riferimenti sopra citati.

La protagonista non ha una vera identità: si sa solo che è giunta al seguito del marito, il quale per altro lavora tutto il giorno, mentre lei subisce l’alienazione da trasferimento in modo del tutto passivo. Julia si annoia, attende impaziente il ritorno del marito a casa, spesso organizzando cene a lume di candele oppure passeggiando senza meta per la città. Essendo l’interpretazione di Maika Monroe un valore aggiunto, ci si sarebbe aspettata una più forte e meno banale caratterizzazione del suo personaggio, il quale oltre ai suoi sospetti non ha null’altro da condividere con gli altri. Anche l’unica vicina di casa con cui Julia riesce ad avere un dialogo è una misteriosa femme fatale, circondata da fidanzati violenti, che lei rende ulteriormente gelosi a causa del suo mestiere (lavora in un locale a luci rosse).

Recensione di Watcher, Un paio di occhi si aggira per Bucarest

Infine, nonostante la base di ispirazione provenga da alcune delle più importanti firme dei thriller psicologici, il film non dà modo di sobbalzare alla scoperta di un colpo di scena tale da far perdere ogni certezza. Benché la rivelazione dell’identità del serial killer sia graduale e accompagnata anche da un ribaltamento dei ruoli (a un certo punto, è lo stesso vicino a denunciare Julia di ingerenze), manca quella grande sorpresa che faccia ricredersi definitivamente.