“Paolo Conte, Via con me”, questo è il titolo dell’esordiente docufilm diretto da Giorgio Verdelli che ci racconta attraverso le parole di grandi artisti, di come questo uomo sia riuscito a diventare uno dei principali pilastri ed ambasciatori del cantautorato italiano nella seconda metà del secolo appena conclusosi.

Chi è Paolo Conte? Per usare un suo aforisma, ma che è stato brillantemente storpiato dall’amico Roberto Benigni, si può asserire che: Se la lucertola è il riassunto del coccodrillo, Paolo Conte è il riassunto della musica italiana. Avvocato di professione, ma anche drammaturgo, cantautore, pittore, poeta e mecenate, Paolo Conte è una figura carismatica e magnetica che ha conosciuto un successo internazionale.

Il documentario, dopo un breve filmato di repertorio nel quale il protagonista fuma fieramente una sigaretta come se fosse l’ultima, si apre con una serie di carrellate e dolly all’inseguimento di una mitica topolino amaranto (sì esatto, quella della canzone) che, superando vigneti e vialetti costeggiati da cipressi, si fa strada attraverso un evocativo e lussureggiante paesaggio collinare. Dopo esserci deliziati e ricordati che viviamo in un paese meraviglioso, uno stacco ci mostra un altro volto, anch’esso capace di assecondare quel senso di orgoglio nazionale appena stimolato; si tratta del volto di Paolo Conte.

Recensione Paolo Conte Via con me, #Si nasce e si muore soli. Certo in mezzo c’è un bel traffico

La pellicola, inizialmente, attraverso aneddoti citati da lui stesso e dagli interventi di alcuni conoscenti e amici dell’uomo, espone una breve carrellata dei suoi più grandi successi e meriti, così – specie nel caso in cui fossimo degli spettatori ignari – da renderci subito in grado di guardare con occhi coscienti i restanti 100 minuti del film. Sembra fin da subito difficile non rimanere estasiati, in ammirazione, nel sentire (e vedere) il racconto dell’infanzia – e poi del successo – dell’uomo che ha scritto e cantato alcune tra le canzoni che hanno fatto ancheggiare e innamorare intere generazioni: Azzurro, Insieme a te non ci sto più, Messico e Nuvole, Vieni via con me, Bartali e molte altre.

Nel film narrato dal celebre attore Luca Zingaretti intervengono anche: Roberto Benigni, Vinicio Capossela, Caterina Caselli, Francesco De Gregori, Stefano Bollani, Giorgio Conte, Pupi Avati, Luisa Ranieri, Luca Zingaretti, Renzo Arbore, Paolo Jannacci, Vincenzo Mollica, Isabella Rossellini, Guido Harari, Cristiano Godano, Giovanni Veronesi, Lorenzo Jovanotti, Jane Birkin, Patrice Leconte, Peppe Servillo.

Il lungometraggio ha il merito di essere riuscito, con estrema naturalezza, a mostrarci che anche nell’animo di un uomo gagliardo dalla voce rauca, sicura e calda, si nasconde un animo estremamente gentile, sensibile e delicato. Che l’umiltà disarmante con cui Paolo Conte ha intrapreso il suo percorso musicale senza molte pretese e senza presunzioni, lo ha reso in grado di scrivere testi all’apparenza semplici e superficiali, ma che nascondono un’introspezione molto significativa e che fanno luce su un’umanità commovente.

Abbiamo a che fare con un uomo istrionico, di grande spessore artistico, e che resosi conto di ritrovarsi in una realtà scandita da una serie di tragedie paradossali ha imparato a raccontarle in modo ironico e quasi allegro. Al lettore che ancora adesso si starà domandando se, effettivamente, valga la pena o meno di guardare questo documentario che racconta la vita di un italiano come tanti che ha però riempito i teatri di mezzo mondo, possiamo dire, usando le parole tratte da una delle sue canzoni, che per lui: “la vera musica sa far ridere e all’improvviso ti aiuta a piangere”.