Si tratta di prestiti eccezionali, di dipinti che solo in rare occasioni hanno lasciato la propria sede espositiva d’origine.
Il progetto nasce dall’intento del museo di recuperare e riannodare i rapporti e le relazioni internazionali in una città così fortemente colpita, dal punto di vista dei visitatori stranieri, dalle recenti calamità, in particolare l’acqua alta del 12 novembre scorso e poi la pandemia mondiale di Covid-19. L’intento è quello di riaffermare quel respiro internazionale e quella propensione al dialogo, che da sempre contraddistingue la dimensione sociale e culturale di Venezia.
In questi mesi il museo ha lavorato per costruire sinergie con altre prestigiose istituzioni internazionali, per offrire così ai visitatori nuovi spunti di lettura e conoscenza. I dipinti esposti si ricollegano alla tradizione pittorica rinascimentale veneta e s’inseriscono perfettamente all’interno del contesto museale delle Gallerie, intessendo una trama di dialoghi, rimandi e confronti con le opere della collezione permanente e con la città lagunare.
Il primo dipinto di questo ciclo, che sarà esposto alle Gallerie da giovedì 15 ottobre 2020 a domenica 17 gennaio 2021, è la Sacra conversazione con i santi Caterina e Tommaso, del 1526-28, di Lorenzo Lotto (Venezia, circa 1480 – Loreto, circa 1556), proveniente dal Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Si tratta, dunque, di un ciclo fondamentale, in uno scenario profondamente mutato dall’emergenza sanitaria, dove l’idea stessa di “mostra” è stata rivoluzionata e occorre ripensare nuove forme di fruizione dell’arte e di cooperazione internazionale.
“Le opere d’arte – afferma il Direttore delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, Giulio Manieri Elia – sono un ponte che può favorire la conoscenza e agevolare il dialogo. I capolavori scelti in partenariato con i musei amici sono stati selezionati con questa logica: dialogare con il patrimonio del museo e al contempo favorire la riapertura di rapporti con il contesto internazionale in un momento poco favorevole. Ci sembra il contributo migliore che l’arte possa dare in questo difficile frangente“.
La Sacra conversazione del Kunsthistorisches Museum di Vienna, che ben si presta a dialogare con lo splendido Ritratto di giovane gentiluomo, sempre di Lotto, appartenente alle Gallerie, rappresenta probabilmente uno dei capolavori assoluti dell’intera produzione del pittore veneziano.
In un soleggiato pomeriggio estivo Maria, seduta sull’erba, sostiene il bambino in piedi sopra un ceppo. L’abito azzurro, ampiamente drappeggiato a formare idealmente una struttura piramidale, sottolinea la solennità del personaggio. Ad un nastro posto intorno al collo sono legati dei fogli ripiegati con caratteri vergati a mano, illeggibili, interpretati come testi sacri o preghiere. Alle spalle della Madonna, la quercia, che sostituisce il tendaggio della tradizione quattrocentesca, proietta sulle figure ombre irregolari stupendamente naturali. Santa Caterina in un abito di prezioso tessuto verde e mantello rosso, con al fianco la ruota della tortura, è inginocchiata a sinistra di Maria e regge un libro in mano. Al suo fianco San Tommaso tiene appoggiata alla spalla la lancia che trafisse il costato del Cristo. Dalla parte opposta, un angelo incorona la Madonna con una ghirlanda di pervinche, innescando la dinamica della composizione che si snoda da sinistra verso destra.
Come osserva Francesca Del Torre, responsabile del Kunsthistorisches Museum di Vienna per la pittura italiana, “Lotto si serve di un colorismo raffinatissimo e perfettamente calibrato, tra gli azzurri e i verdi delle figure e del paesaggio ed il rosso del manto dei santi, che conferisce naturalezza, ma anche dinamicità alla conversazione“.
Il primo riferimento al dipinto nelle fonti risale al 1660, quando l’opera si trovava già nelle collezioni imperiali. Lo scrittore, pittore e incisore Marco Boschini (Venezia, 1602 – 1681) dedica al dipinto tre quartine nel Vento quinto della sua Carta del Navegar Pitoresco, definendolo “un precioso quadro ch’è un vero razo de splendor”, facendo riferimento al sentimento di intensa spiritualità della scena. “È infatti il profondo sentimento di armonia – osserva Del Torre – che fa di questo ritratto della natura il luogo ideale per la “riunione divina”. Una natura così vera da far pronunciare allo storico dell’arte inglese Philip Pouncey la frase “Ah, a Vienna c’è un dipinto in cui si sente il ronzio delle api“.

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