All’Università degli Studi di Milano, la storica Statale, anche quest’anno si rinnova l’appuntamento con la mostra-evento “Interni Cre-Action”, ideata e organizzata dalla rivista Interni diretta da Gilda Bojardi. Per la Milano Design Week 2025, dal 7 al 17 aprile, il prestigioso cortile d’onore e gli spazi circostanti si trasformano in un palcoscenico per installazioni che esplorano il rapporto tra creatività e azione nell’ambito del design contemporaneo, con un’attenzione particolare ai temi della sostenibilità, del rapporto uomo-natura, dell’intelligenza artificiale e dei materiali innovativi.
Wind labyrinth, l’essenza della navigazione
Wind Labyrinth di Piero Lissoni per Sanlorenzo è un’esperienza sensoriale avvolgente che traduce l’essenza della navigazione in un’installazione immersiva. Il progetto si compone di un intricato labirinto di vele, rande e fiocchi, recuperati attraverso un attento processo di upcycling, che si trasforma in metafora del mare come spazio infinito e senza confini. Il vento, elemento invisibile ma tangibile, diventa il vero protagonista dell’installazione: guida l’esplorazione dello spazio e definisce il percorso del visitatore attraverso questo scenario dinamico. La composizione è pensata per muoversi delicatamente, creando un gioco di luci e ombre che evoca il movimento delle onde e l’oscillare delle imbarcazioni. Le vele si fanno schermi su cui si proiettano le aspirazioni di chi naviga, mentre il visitatore è invitato a perdersi in questa foresta di tessuti nautici, dove ogni angolo nasconde una nuova prospettiva. L’installazione porta in scena l’universo di Nautor Swan, marchio emblematico di eleganza e performance velica, combinando magistralmente estetica, sostenibilità e innovazione.
The amazing plaza, reinterpretazione della piazza italiana
The Amazing Plaza dello studio MAD Architects per Amazon reinterpreta il concetto di piazza italiana in chiave contemporanea, celebrando questo elemento architettonico fondamentale nella tradizione urbanistica del nostro paese. L’installazione si sviluppa attorno a un padiglione centrale che racchiude elementi di valore, creando un dialogo armonioso tra forme architettoniche tradizionali e tecnologia all’avanguardia. Il progetto si articola in tre aree tematiche distinte, ciascuna delle quali esplora un aspetto differente della vita sociale italiana. Gli elementi interattivi disseminati nello spazio invitano i visitatori a partecipare attivamente, contribuendo alla creazione di un ambiente dinamico e in continua evoluzione. Un sofisticato paesaggio sonoro, che cattura l’essenza dell’atmosfera italiana, completa l’esperienza multisensoriale. L’installazione ospita anche eventi speciali come “Plaza in Sound”, una serie di performance musicali realizzate in collaborazione con la Filarmonica della Scala, che intreccia musica strumentale dal vivo ed elettronica, creando un ponte tra tradizione e innovazione. Un showcase speciale di TV Sorrisi e Canzoni con l’artista Noemi arricchisce ulteriormente il programma, trasformando The Amazing Plaza in un vero e proprio polo culturale temporaneo che celebra l’arte, la musica e il design italiano.
TAM TAM, il tempio in plastica riciclata
TAM TAM (Tempio, Azione, Movimento) di Alvisi Kirimoto reinterpreta il concetto di tempio classico trasformandolo in un organismo vivente e in continua evoluzione. L’installazione, che misura 600 x 600 x 500 cm, è formata da sei imponenti colonne di diversi diametri che rappresentano elementi dinamici e flessibili. La particolarità di questo progetto risiede nella sua natura interattiva: i visitatori sono infatti invitati a spostare e riorganizzare le colonne, ridefinendo lo spazio in tempo reale e diventando così co-creatori dell’opera. Queste colonne in movimento diventano una metafora tangibile della mutevolezza delle relazioni umane e della costante ridefinizione degli spazi sociali. Dal punto di vista dei materiali, l’installazione rappresenta un importante passo verso la sostenibilità, essendo interamente realizzata in plastica riciclata grazie alla collaborazione con Corepla (Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in Plastica). La struttura utilizza diverse tonalità di bianco che si fondono con l’architettura circostante, creando un dialogo armonioso con lo spazio storico dell’Università Statale, pur mantenendo una forte identità contemporanea. TAM TAM diventa così non solo un’opera d’arte visiva, ma un vero e proprio esperimento sociale che invita alla riflessione sul ruolo dell’architettura nella società moderna.
Design for the moon, un salotto lunare
Design for the Moon di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, in collaborazione con The Design School at Arizona State University ASU, rappresenta un’affascinante esplorazione dei futuri scenari abitativi extraterrestri. L’installazione si presenta come una cupola geodetica ispirata ai paesaggi lunari, che consente ai visitatori di immergersi in un’atmosfera quasi distopica, ponendo a confronto design speculativo e soluzioni scientifiche concrete. L’allestimento interno crea un deliberato contrasto sensoriale con il mondo esterno: la sabbia al suolo offre un’esperienza tattile inusuale, mentre elaborati effetti sonori e visivi completano l’esperienza immersiva, trasportando il visitatore in un ambiente alieno eppure stranamente familiare. Con una brillante intuizione progettuale, l’installazione si trasforma in un “salotto lunare” che invita i visitatori a sdraiarsi sulle iconiche poltrone Sacco di Zanotta e osservare la “Luna” dall’interno, creando un momento di pausa e riflessione. Un ricco assortimento di oggetti stampati in 3D, progettati dagli studenti di NABA, illustra un approccio antropologico al design, immaginando future esperienze umane sulla Luna e ripensando oggetti quotidiani per adattarli alle condizioni extraterrestri. A completare la mostra, un film documentario e i progetti tridimensionali legati all’architettura spaziale realizzati dagli studenti dei corsi di Space Architecture di The Design School at Arizona State University ASU offrono ulteriori stimolanti spunti progettuali sulla colonizzazione lunare.
Catasta, una poetica casetta in legno
Catasta di Amdl Circle per Rubner Haus è una piccola ma evocativa struttura che si distingue per la sua silhouette caratteristica: una casetta essenziale sormontata da un grande tetto spiovente che richiama l’architettura dei templi antichi. La struttura è interamente costruita con assi di legno sovrapposte in modo alternato, creando un gioco di pieni e vuoti che permette alla luce di filtrare attraverso le fessure. Questo accorgimento progettuale trasforma la casetta in un elemento permeabile e invitante, che stimola la curiosità del visitatore e lo invita alla scoperta. Un elemento di particolare impatto è rappresentato dalla luce zenitale che penetra attraverso un foro strategicamente posizionato sulla copertura, creando un cono ottico che fende lo spazio interno. All’interno della struttura, un nido di uccellini abita il vuoto centrale, annunciando la sua presenza con un delicato cinguettio che si diffonde nell’ambiente circostante. Questo dettaglio apparentemente semplice trasforma l’esperienza della visita in un momento intimo e poetico, stabilendo una connessione emotiva con il visitatore. Catasta si presenta quindi come un’architettura sensoriale che invita alla riflessione sul rapporto tra costruito e natura, tra protezione e apertura, tra tecnologia e tradizione artigianale, dimostrando come anche una struttura minima possa generare un’esperienza spaziale ricca e significativa.
A beat of water, il ciclo dell’acqua responsabile
A Beat of Water di BIG – Bjarke Ingels Group per Roca è un’installazione che pone l’acqua al centro della riflessione progettuale, trattandola come un bene prezioso e limitato il cui consumo deve essere necessariamente responsabile. L’opera si materializza attraverso una struttura imponente composta da 300 metri lineari di tubi in acciaio zincato, disposti anche in diagonale, con uno sviluppo complessivo di 14 metri di lunghezza e 3,5 metri di altezza. La composizione si articola in due aree distinte, connesse da un sistema idraulico integrato che diventa sia elemento estetico che funzionale. Un sofisticato sistema di 56 valvole, suddivise in segmenti da 2 metri, permette ai visitatori di esplorare attivamente il ciclo dell’acqua e di comprenderne l’impatto sull’ambiente. La dimensione educativa si unisce a quella esperienziale attraverso un sistema a circuito chiuso che rimette in circolo 1.000 litri d’acqua ogni 20 minuti, simulandone il viaggio completo senza sprechi. L’installazione si completa con elementi di arredo come panchine, sgabelli e tavoli, che invitano i visitatori a sostare e riflettere sul tema della sostenibilità idrica. Attraverso questa complessa architettura di tubi e valvole, BIG riesce a trasformare un messaggio di responsabilità ambientale in un’esperienza spaziale coinvolgente, che unisce estetica industriale e consapevolezza ecologica in un dialogo visivamente potente.
Magma, alle origini della creatività
L’installazione Magma di One Works rappresenta un’ambiziosa riflessione sul potere trasformativo e generativo della natura, prendendo come modello concettuale la tettonica a placche, il fenomeno geologico che spiega come la superficie terrestre si sia formata e continuamente modificata nel corso delle ere geologiche. Il movimento delle placche terrestri, il loro spostamento e il flusso incandescente del magma sono reinterpretati attraverso un’esperienza immersiva che coinvolge il visitatore in un intreccio di superfici e corridoi geometrici. Percorrendo questi spazi confinati, si percepisce fisicamente la fragilità di ogni essere vivente di fronte alle immense forze naturali. L’installazione si presenta come un paesaggio frammentato, dove il percorso, volutamente stretto e definito, è rivestito da sofisticate superfici ceramiche fornite da Atlas Concorde e delimitato da pareti verticali decorate con una vivace pittura rossa di Mapei. Questi elementi cromatici e materici guidano i visitatori verso il punto focale dell’installazione: un elemento centrale riflettente che invita a una riflessione profonda sul ruolo dell’uomo nei processi di creazione e cambiamento. Il risultato è un’opera che utilizza il linguaggio dell’architettura per comunicare concetti filosofici profondi, trasformando il visitatore da semplice osservatore a partecipante attivo in un processo di scoperta e auto-consapevolezza ambientale.
Oasis of happiness, porte simboliche e totem colorati
Oasis of Happiness di Pangea per Fidenza Village crea uno spazio simbolico definito da porte in stoffa colorata che permettono al visitatore di transitare non solo da uno spazio fisico a un altro, ma anche da uno stato mentale a un altro. Il movimento sinuoso della stoffa che danza con gli elementi naturali, i colori vibranti, i motivi simbolici ricamati e dipinti sul drappeggio trasformano l’atto di attraversamento in un rituale carico di significato. Questa esperienza immersiva diventa un momento di transizione, una soglia tra il mondo esterno e uno spazio interiore di scoperta. Una volta attraversate le porte simboliche, il visitatore si trova di fronte a tre totem multicolori e modulari, costituiti da pezzi impilati di sedute da esterno. La vera magia di questa installazione risiede nella sua dimensione interattiva: come in un sofisticato gioco di costruzioni, ogni visitatore può decostruire e ricostruire i totem secondo il proprio gusto, o spargere le unità nel giardino, creando configurazioni personali. Questo aspetto ludico trasforma lo spettatore in creatore attivo, invitandolo a manipolare gli elementi dell’installazione e a sedersi sulle componenti, vivendo lo spazio in prima persona. L’installazione diventa così una riflessione sul concetto di felicità connessa alla creatività e alla libertà di trasformare l’ambiente circostante, celebrando al contempo il design come strumento di benessere emotivo e di espressione individuale.
Beyond the golden age, architettura responsabile
Beyond the Golden Age? di Studio Marco Piva per Saint-Gobain è un’installazione che esplora il concetto di architettura responsabile attraverso un sofisticato gioco di volumi e materiali. La struttura esterna è caratterizzata dall’intersezione di due volumi a diverse altezze, realizzati con un sistema costruttivo leggero in acciaio presso-piegato a freddo e lastre in gesso fibro-rinforzato, che conferiscono all’insieme un carattere dinamico e flessibile. Un box di colore antracite funge da rivestimento esterno per l’anima in corten che, con la sua superficie ossidata, racconta una storia di tempo, trasformazione e resistenza: una superficie viva e reattiva, capace di evocare memoria e mutamento. L’involucro metallico invita all’ingresso attraverso un led perimetrale che crea un portale luminoso, segnalando l’accesso a una dimensione interiore sorprendente dove lo spazio si riflette e si moltiplica. L’ambiente interno è caratterizzato da un’atmosfera silenziosa, ottenuta grazie a sofisticate soluzioni fonoassorbenti realizzate con tessuti tesati ad elevata prestazione acustica e retroilluminati. Un gioco visivo di specchi, ledwall e linee di luce si fonde per creare una superficie unitaria, viva e pulsante, dove l’architettura prende forma e si dissolve in un ciclo continuo di costruzione e annullamento. Un aspetto particolarmente significativo dell’installazione è la sua concezione modulare: l’intera struttura è stata progettata per essere smontata e rimontata più volte, anche rimodulando gli spazi, in un perfetto esempio di design circolare e sostenibile.
Echoes, dialogo con l’architettura storica
Echoes, progettato dallo studio di Francesco Librizzi insieme a Dàmeda, è un’installazione che stabilisce un dialogo visivo potente con l’architettura storica che la circonda. Il progetto prende ispirazione dalla geometria del portico su due livelli che caratterizza la facciata interna del Cortile d’Onore dell’Università Statale, creando una struttura contemporanea che ne reinterpreta i ritmi e le proporzioni. La costruzione, sostenuta da esili linee strutturali, replica con precisione il ritmo del colonnato in pianta e specchia la verticalità delle arcate in alzato, creando un gioco di rimandi tra antico e moderno. Leggera ed eterea, quasi immateriale, la struttura è formata da sottili profili metallici di soli 2 centimetri di diametro che si compongono in un sistema armonico di archi e colonne, raggiungendo l’altezza massima del secondo ordine del portico storico, pari a 12 metri. Questa scelta dimensionale non è casuale ma riflette la volontà di confrontarsi con l’architettura esistente, rispettandone le proporzioni pur proponendo un linguaggio contemporaneo. All’interno di questa gabbia strutturale minimalista, nel giardino segreto che si viene a creare, il padiglione accoglie il divano disegnato da Francesco Librizzi e Arian Brajkovic per Dàmeda, un elemento di design che invita alla sosta e alla contemplazione. Echoes diventa così un’architettura nell’architettura, un’eco contemporanea che risuona con le forme del passato, creando uno spazio di transizione tra epoche diverse, stili diversi e approcci progettuali complementari.
You’re my person, connessione umana e tecnologia
You’re My Person di Disney+ è un’installazione che esplora il tema della connessione umana attraverso un oggetto di design interattivo. Si tratta di una panchina realizzata interamente in lastre di vetro riciclato, unite da una colla colorata che aggiunge un tocco cromatico distintivo e crea un affascinante gioco di trasparenze e riflessi. La caratteristica più innovativa di questo progetto è la scritta luminosa “You’re My Person” che si attiva solo quando due persone entrano in contatto fisico, trasformando un gesto semplice e quotidiano in un catalizzatore visivo ed emozionale. Questo meccanismo interattivo rappresenta una brillante intuizione progettuale che mette in relazione il design degli oggetti con le dinamiche sociali e affettive che caratterizzano le relazioni umane. La panchina diventa così non solo un elemento di arredo urbano, ma un dispositivo comunicativo che celebra l’importanza delle connessioni interpersonali in un’epoca sempre più digitale e virtuale. La scelta di realizzare l’installazione in vetro riciclato aggiunge una dimensione di sostenibilità ambientale al progetto, dimostrando come il design contemporaneo possa coniugare valori estetici, funzionali, sociali ed ecologici. Attraverso questa esperienza immersiva, You’re My Person invita i visitatori a riflettere sul valore del contatto umano, sul significato dei gesti quotidiani e sulla capacità degli oggetti di design di mediare e amplificare le nostre esperienze relazionali.
The gift, omaggio floreale alla natura
The Gift nasce dalla collaborazione tra Chen Yaoguang – Light Mix e Kuka Home, importante produttore cinese di imbottiti, come un generoso omaggio alla natura e alla bellezza. L’installazione, di dimensioni monumentali con i suoi 24 metri di diametro e 1,5 metri di altezza, è composta da ben 250 metri quadri di fiori viventi, incorniciati da una struttura circolare ad anello in acciaio inox lucidato a specchio. Questa superficie riflettente dialoga con l’architettura circostante, catturando e restituendo le immagini dei colonnati del Cortile d’Onore, creando un gioco di rimandi visivi tra naturale e artificiale, tra effimero e permanente. La parte superiore della struttura è impreziosita da un sistema di retroilluminazione che riporta la parola “dono” in tre diverse lingue: latino, italiano e antichi caratteri cinesi, sottolineando la dimensione universale del concetto di regalo e gratitudine. La forma circolare dell’installazione non è casuale, ma rappresenta un’allegoria della mooncake, torta tipica cinese tradizionalmente consumata in momenti di convivialità per esprimere gratitudine e amicizia. Un aspetto particolarmente significativo di questo progetto è la sua dimensione sostenibile: la messa in opera è stata concepita per ottenere zero emissioni di carbonio, con pavimentazione in materiali riciclati e illuminazione alimentata da pannelli solari. In un ulteriore gesto di generosità, al termine della mostra le oltre 1.500 piante che compongono l’installazione verranno omaggiate ai visitatori, mentre gli altri componenti saranno riciclati e riutilizzati, completando un ciclo virtuoso di bellezza e responsabilità ambientale.
Drifting Yǎo, luce e legno in armonia
Realizzata da Wu Bin – W. DESIGN in collaborazione con Empire, Drifting Yǎo è un’installazione minimalista e poetica che traduce in chiave architettonica il significato pittografico del carattere cinese Yǎo, riferito in origine alla particolare qualità della luce solare quando filtra attraverso la chioma degli alberi. Lo spazio semicircolare dell’opera evoca l’immagine di un sole nascente, creando un collegamento visivo immediato con la tradizione estetica orientale. L’installazione si articola in due parti distinte ma complementari: un’area esterna pensata per il relax e la socializzazione, e un corridoio interno concepito come una sorta di “tunnel temporale” realizzato con strutture in legno scuro, che invita al passaggio e alla scoperta. Le strategiche aperture nel soffitto e nelle pareti della struttura consentono alla luce naturale di penetrare all’interno, generando affascinanti prismi mutevoli che cambiano nel corso della giornata, riflettendo il ritmo naturale del movimento solare. Ispirandosi a concetti fondamentali della filosofia orientale quali fugacità e permanenza, l’installazione crea un contrasto significativo tra gli effimeri giochi di luce e le texture materiche del legno naturale, invitando a una riflessione sul tempo e sulla natura ciclica dell’esistenza. L’esperienza sensoriale è arricchita da dispositivi sonori nascosti che vengono attivati dal movimento dei visitatori, aggiungendo una dimensione acustica all’esperienza visiva e tattile, e creando un ambiente immersivo che coinvolge molteplici sensi in un’armonia contemplativa.
Aevum (Eternity), passato e futuro del marmo
L’installazione Aevum (Eternity) di Zaha Hadid Architects celebra la bellezza senza tempo del marmo in dialogo con le tecnologie più avanzate di produzione. Occupando un’area di 6 x 6 metri, l’opera si compone di tre maestosi archi di differente altezza (4, 5,5 e 7 metri), leggermente disassati tra loro per creare un’interazione dinamica con lo spazio circostante. La composizione è caratterizzata da un affascinante contrasto tra tecniche tradizionali e innovative: l’arco più basso è scolpito in marmo massiccio Bianco Merano Gold delle Alpi, prodotto da A.A.T.C. and Co., mentre gli altri due sono frutto di una sofisticata stampa 3D realizzata con una miscela di cemento sviluppata appositamente da Sika e Vertico. Questa giustapposizione di tecniche produttive diverse racconta l’evoluzione delle pratiche costruttive e il potenziale futuro dell’architettura. L’illuminazione dell’installazione, garantita da fari incorporati nella piattaforma in acciaio, è stata progettata e fornita da Griven, creando effetti luminosi che esaltano le qualità materiche delle superfici e ne accentuano la tridimensionalità. Il progetto, sviluppato con il supporto dello studio di ingegneria Eckersley O’Callaghan, rappresenta una sintesi perfetta tra forma scultorea e innovazione tecnologica, dimostrando come l’eredità stilistica di Zaha Hadid continui a esplorare i confini tra architettura, arte e design sperimentale, in una costante ricerca di forme fluide e dinamiche che sfidano la percezione tradizionale dello spazio.
Extraceleste, la poesia nello spazio
Progettata da Marco Nereo Rotelli con Elital e Riccardo Valentini, prodotta da Ever In Art®, Extraceleste è una scultura-robot dalle caratteristiche uniche che nasce dalla rigenerazione creativa di un’antenna precedentemente utilizzata per le comunicazioni spaziali. Quest’opera rappresenta un perfetto esempio di upcycling artistico, dove un oggetto tecnologico dismesso trova nuova vita e significato attraverso l’intervento creativo. L’installazione si distingue per la sua dimensione interattiva: toccando la mano del robot, un sofisticato sensore registra il battito cardiaco del visitatore, modificando in tempo reale la luminosità della scultura in risposta al ritmo vitale di chi interagisce con essa. Questa traduzione visiva delle pulsazioni cardiache crea un legame intimo tra l’opera e lo spettatore, rendendo ogni interazione unica e personalizzata. Ma la vera sorpresa dell’installazione sta nella sua capacità di generare contenuti poetici: grazie alla collaborazione con Luca Andrea Marazzini, Extraceleste regala ai visitatori poesie generate dall’intelligenza artificiale, assumendo il ruolo di una poetessa spaziale che combina tecnologia avanzata e sensibilità artistica. Come simbolico dono per i visitatori terrestri, la scultura tiene tra le mani “fiori poetici” di vetro, realizzati dall’artista Gala Rotelli, che rappresentano la delicatezza e l’effimera bellezza della creazione poetica. L’installazione diventa così un ponte tra scienze esatte e humanities, tra tecnologia e arte, tra intelligenza artificiale e sensibilità umana, invitando a una riflessione sul futuro della creatività nell’era digitale.
People, riflessioni sull’identità
People di Dainelli Studio, realizzata in collaborazione con BI.CI. Progetti e Arredamento, è un’installazione che esplora il tema dell’identità umana attraverso un linguaggio visivo minimalista ma di forte impatto. L’installazione si compone di due lounge posizionate simmetricamente ai due lati del Cortile d’Onore, creando un effetto di specularità che invita alla riflessione sul concetto di dualità. Tre sono gli elementi principali che caratterizzano ciascuna lounge, tutti rivestiti da pannelli specchianti che trasformano l’installazione in un dispositivo di auto-osservazione: un totem verticale di 5 metri di altezza con l’imbotte dell’occhio luminosa, che richiama il profilo stilizzato di un volto umano; una panca orizzontale di oltre 6 metri di lunghezza, che invita i visitatori alla sosta e all’interazione; e una pedana che simboleggia metaforicamente la Terra, il contesto in cui si svolgono le relazioni umane. Le superfici specchianti non sono una scelta meramente estetica, ma un elemento concettuale fondamentale: riflettendo i visitatori e l’ambiente circostante, l’installazione si trasforma continuamente, incorporando nella propria identità le immagini delle persone che la osservano. Questo gioco di riflessi crea un’esperienza mutevole che stimola una riflessione sulla natura fluida dell’identità contemporanea, sulle relazioni interpersonali e sul rapporto tra individuo e collettività, trasformando un’installazione di design in un potente strumento di auto-consapevolezza.
I feel cool, il comfort termico diventa arte
I Feel Cool rappresenta un’innovativa esperienza sensoriale che ridefinisce il concetto di comfort climatico, giocando magistralmente sul contrasto tra caldo e freddo, luce e materia, tecnologia e natura. L’installazione, ideata da Pablo Dorigo e Genny Canton Studio in collaborazione con ABS Group per MCZ Group, si presenta come un sofisticato involucro in alluminio realizzato con il sistema beMatrix®, caratterizzato da un telaio a vista rivestito in policarbonato con una pellicola dicroica che crea effetti visivi cangianti. La parte interna dell’installazione è composta da un pannello di composito di alluminio a specchio, strategicamente illuminato da un sistema di lightbox a luce calda che crea un’atmosfera avvolgente. Il risultato è una superficie dinamica che cambia colore in base all’angolo di osservazione, mantenendo allo stesso tempo un certo grado di trasparenza che crea un dialogo visivo con l’ambiente circostante. Questa capacità di trasformazione cromatica diventa metafora della varietà di percezioni individuali legate al comfort termico, tema centrale dell’installazione. Il progetto invita i visitatori a riflettere sulla propria relazione con la temperatura ambientale, esplorando il modo in cui la percezione del caldo e del freddo influenza il nostro benessere quotidiano. In un contesto di crescente consapevolezza ambientale, I Feel Cool propone un approccio innovativo alla questione del comfort sostenibile, trasformando un concetto tecnico come la termoregolazione in un’esperienza estetica coinvolgente che unisce design, tecnologia e psicologia ambientale.
Horizon awakening, visione eco-sostenibile
Horizon Awakening di Whirlpool è un’installazione che pone al centro della riflessione progettuale il tema della consapevolezza eco-sostenibile, proponendo visioni e soluzioni concrete per un futuro più responsabile. Il progetto si articola attorno a “The Wash Less Project”, un’iniziativa innovativa volta a sensibilizzare i visitatori sull’importanza delle decisioni quotidiane, anche quelle apparentemente insignificanti, come la valutazione di quando sia davvero necessario fare il bucato. Attraverso un linguaggio visivo accattivante e accessibile, l’installazione illustra l’impatto ambientale delle nostre abitudini domestiche e propone alternative più sostenibili. Il messaggio centrale dell’opera è diretto e potente: ogni singola azione eco-consapevole, per quanto piccola possa sembrare, contribuisce concretamente alla realizzazione della visione sottesa all’installazione, ovvero un domani in cui gli elettrodomestici di prossima generazione offriranno soluzioni concrete per uno stile di vita sempre più armonioso con l’ambiente. L’installazione si distingue per la capacità di tradurre concetti astratti come la sostenibilità ambientale in esperienze tangibili e coinvolgenti, creando un ponte tra le preoccupazioni globali e le azioni individuali. Horizon Awakening non si limita a presentare problematiche ambientali, ma propone un approccio costruttivo e orientato alle soluzioni, dimostrando come il design e la tecnologia possano collaborare per creare un futuro in cui progresso e rispetto per il pianeta procedano di pari passo.
Riflessi sul mare, piattaforme specchianti
L’installazione di Christian Grande, Riflessi sul Mare, trasforma il cortile dell’Università Statale in un simbolico paesaggio marino attraverso un’intelligente metafora visiva. Il progetto si compone di diverse piattaforme a specchio che emergono da una superficie che evoca l’acqua del mare, creando un effetto di continuità e discontinuità allo stesso tempo. Ogni piattaforma rappresenta la passerella, elemento iconico e distintivo dell’universo Besenzoni, azienda leader nel settore della nautica. La scelta di realizzare queste superfici con materiali specchianti non è casuale: gli specchi si smaterializzano otticamente, simboleggiando la capacità dei prodotti Besenzoni di integrarsi armoniosamente in qualunque elemento di bordo, adattandosi a diversi
Layers: quando la natura sfida la gravità
L’installazione “Layers” di Silvio De Ponte offre ai visitatori un’esperienza visiva rivoluzionaria, presentando un paesaggio naturale completamente ribaltato a 180 gradi. In questo universo alternativo, ciò che normalmente cresce verso l’alto – le spighe di grano – si proietta invece verso il basso, mentre l’acqua, proiettata su monitor verticali, scorre verso l’alto in aperta sfida alle leggi della fisica. Questa inversione prospettica non è un semplice gioco visivo, ma un invito a riconsiderare il nostro rapporto con l’ambiente circostante. L’installazione diventa così un viaggio multisensoriale che coinvolge non solo la vista, ma anche il tatto, l’udito e persino l’olfatto, creando un’esperienza immersiva totale. Il progetto nasce dalla collaborazione tra Espositiva, Idealverde e Living Surfaces – Claudio Ubertini, unendo competenze diverse per creare uno spazio in cui la natura viene reinterpretata e presentata attraverso una lente innovativa. Questo ribaltamento di prospettiva diventa metafora della necessità di guardare al mondo naturale con occhi nuovi, abbandonando visioni preconcette per abbracciare nuove possibilità interpretative.
Re-Flections: specchi d’acciaio e identità in trasformazione
Con “Re-Flections”, l’Università Statale accoglie una riflessione, letterale e figurata, sul concetto di identità nell’era contemporanea. L’installazione si compone di nove imponenti pannelli d’acciaio, ciascuno alto 2,18 metri, che fungono da superfici riflettenti in dialogo costante con i visitatori. Non si tratta però di semplici specchi: ogni pannello lucido ospita look di abbigliamento creati dalla stilista Ludovica Diligu, permettendo a chi vi si pone davanti di vedersi “indossare” stili diversi. Questa sovrapposizione tra immagine riflessa e proposta stilistica crea un gioco visivo affascinante che invita a riflettere su come l’abbigliamento definisca e trasformi la percezione di sé. L’installazione, realizzata in collaborazione con Labo.Art, supera i confini della moda per diventare un’esplorazione dell’identità personale, di come questa venga influenzata dalle scelte estetiche e di come possa essere reinventata attraverso nuove prospettive visive. I visitatori sono invitati a muoversi tra i pannelli, osservando come la loro immagine cambi e si trasformi, in un’esperienza che è allo stesso tempo ludica e profondamente riflessiva sulla natura mutevole dell’identità contemporanea.
Genesi: la tradizione ceramica di Vietri incontra la sostenibilità
L’installazione “Genesi” rappresenta un ponte temporale che collega la storica tradizione ceramica di Vietri alle sfide ambientali del presente e del futuro. Realizzata dall’accademia IUAD con il supporto dell’architetto Giancarlo Solimene, l’opera esplora la complessa e affascinante relazione tra l’uomo e la natura, traducendola in un linguaggio visivo e tattile che affonda le radici nella tradizione artigianale italiana. L’installazione non è concepita come un’opera meramente contemplativa, ma come uno spazio da vivere e abitare, un luogo in cui il visitatore può immergersi fisicamente in questa narrazione che intreccia passato e futuro. Attraverso l’utilizzo sapiente della ceramica, materiale antico ma sempre contemporaneo, l’opera solleva interrogativi cruciali sul ruolo che l’artigianato può e deve svolgere nel rispondere alle urgenti questioni ecologiche del nostro tempo. La bellezza diventa così non solo un valore estetico, ma un potenziale motore di trasformazione verso pratiche più sostenibili. La ceramica, con la sua natura durevole e la sua capacità di resistere al tempo, diventa metafora di una produzione responsabile che guarda al lungo periodo, in contrapposizione alla cultura dell’usa e getta che caratterizza tanti aspetti della società contemporanea.
Shards of Infinity: geologica in forma artistica
“The Light In The Darkness” traduce la maestosità geologica del massiccio del Monte Rosa in una composizione materica di straordinaria potenza espressiva. Tre monoliti dalle molteplici sfaccettature diventano i protagonisti di questa installazione che nasce dalla collaborazione tra l’azienda artigiana Danilo Ramazzotti e NovaBell. L’opera rappresenta un viaggio affascinante nelle caratteristiche dei materiali e delle terre utilizzate, esplorandone le diverse potenzialità creative, stilistiche e di design. Ogni monolite racconta una storia diversa, evidenziando come elementi naturali possano essere trasformati dall’ingegno umano in oggetti di bellezza e funzionalità. L’installazione celebra la fusione tra tradizione artigianale e produzione industriale, dimostrando come l’antica sapienza manuale possa trovare espressione anche attraverso processi produttivi contemporanei. I visitatori sono invitati a osservare da vicino le diverse finiture e texture, apprezzando il modo in cui la luce interagisce con le superfici creando giochi di ombre e riflessi. “The Light In The Darkness” diventa così non solo un omaggio alla magnificenza della natura alpina, ma anche una celebrazione dell’ingegno umano che sa trasformare la materia grezza in opere di sofisticata bellezza.
The Light In The Darkness: omaggio alla solidarietà umana
Con “Shards of Infinity”, Tile of Spain crea un’installazione di forte impatto emotivo che va oltre la dimensione estetica per abbracciare quella sociale e umanitaria. L’opera si compone di 18 imponenti totem scultorei che rappresentano candelabri a grandezza umana, disposti su una superficie che evoca il “fango e acqua”, diretta allusione all’alluvione che ha colpito Valencia. Ideata da Viruta Lab, l’installazione rappresenta un commovente omaggio ai volontari che hanno prestato il loro aiuto alle popolazioni colpite dal disastro naturale. Ogni candelabro diventa simbolo di luce e speranza in mezzo all’oscurità della tragedia, mentre la disposizione spaziale crea un ambiente contemplativo che invita alla riflessione sulla fragilità della condizione umana e, contemporaneamente, sulla forza della solidarietà comunitaria. L’utilizzo di materiali ceramici, tipici della tradizione spagnola, conferisce all’opera un legame profondo con il territorio d’origine, creando un ponte simbolico tra la Spagna e l’Italia, unite nella celebrazione dei valori di altruismo e reciproco sostegno. I visitatori possono muoversi tra queste figure totemiche, percependo la monumentalità della loro presenza e assorbendo il messaggio di resilienza e speranza che esse comunicano.
Cashew Rain: il Brasile tra tradizione e innovazione
“Cashew Rain” porta negli spazi dell’Università Statale l’essenza vibrante e innovativa del design brasiliano contemporaneo. Curata da Bruno Simoes per ApexBrasil, l’installazione trae ispirazione da un fenomeno naturale profondamente radicato nella cultura agricola brasiliana: la “chuva do caju” (pioggia di anacardi), le scarse precipitazioni che durante la stagione secca precedono la fioritura degli alberi di anacardi e che tradizionalmente preannunciano un abbondante raccolto. Questo riferimento naturale diventa metafora di una visione progettuale ottimistica e trasformativa, che vede nelle sfide del presente non ostacoli insormontabili ma opportunità di crescita e innovazione. L’installazione traduce visivamente i concetti di speranza e trasformazione attraverso oggetti di design che combinano tradizione artigianale e sperimentazione contemporanea, materiali locali e tecniche innovative. Il visitatore viene immerso in un ambiente che comunica l’energia creativa del Brasile contemporaneo, un paese in cui il design non è mero esercizio formale ma strumento di trasformazione sociale e culturale. “Cashew Rain” celebra la capacità del design di affrontare con vigore le sfide del presente, trovando soluzioni che non solo risolvono problemi pratici ma che sanno anche incantare attraverso la bellezza e l’originalità delle forme.
Tetras: architettura luminosa infinita
Nell’elegante cornice del porticato superiore dello storico cortile del Filarete, l’installazione “Tetras” si sviluppa come una costellazione luminosa che sembra proiettarsi all’infinito oltre i confini fisici dell’università. Frutto della collaborazione tra il prestigioso studio di architettura SOM – Skidmore, Owings & Merrill e l’azienda di illuminazione Artemide, l’opera concepisce la luce come elemento architettonico fondamentale, capace di ridefinire e valorizzare gli spazi. Il corpo illuminante, caratterizzato da una raffinata forma cruciforme, rappresenta un modulo ideale studiato per fornire un’illuminazione ottimale in contesti diversi. Ciò che rende particolarmente significativa questa installazione è l’approccio contemporaneo all’ingegneria sostenibile e al carattere industriale del prodotto, ripensato secondo principi di efficienza energetica e durabilità. La disposizione dei corpi illuminanti crea un ritmo visivo che dialoga armoniosamente con l’architettura storica del cortile, creando un contrasto affascinante tra la solidità secolare della pietra e l’eterea leggerezza della luce. I visitatori possono percorrere il porticato osservando come la luce trasformi lo spazio attraversato, creando zone di maggiore o minore intensità luminosa che invitano a una fruizione dinamica dell’installazione.
Portico: soglia tra passato e presente
L’installazione “Portico”, situata nella galleria occidentale del Cortile d’Onore, reinterpreta in chiave contemporanea l’antico concetto architettonico della soglia. L’opera “ridisegna” il Portale della Hall dell’Aula Magna attraverso una struttura imponente lunga 12 metri, alta 4,2 metri e profonda 1,3 metri. Ciò che rende unica questa installazione è la sua costruzione basata su un intreccio geometrico di pannelli di compensato da 18 mm di spessore, su cui l’artista Annabel Karim Kassar ha dipinto figure danzanti che simboleggiano l’impulso creativo umano. Il portico diventa così non solo un elemento architettonico di passaggio, ma un vero e proprio spazio narrativo in cui arte e architettura si fondono per creare un’esperienza immersiva. La struttura invita a riflettere sulla natura polisemica della porta come elemento che contemporaneamente separa e unisce, proteggendo e connettendo spazi diversi. I visitatori sono chiamati ad attraversare questo passaggio, diventando parte attiva di una performance che trasforma il semplice atto del camminare in un’esperienza estetica carica di significati. Le figure dipinte, con i loro movimenti dinamici congelati nel tempo, sembrano accompagnare chi passa, in un dialogo silenzioso ma eloquente tra opera e spettatore.
Kalos: portale culturale del Friuli-Venezia Giulia
“Kalos”, opera di Celia Stefania Centonze, si presenta come un’installazione di grande impatto visivo caratterizzata da una struttura in metallo dorato arricchita da metacrilati colorati e versi poetici luminosi. Più che una semplice opera d’arte, “Kalos” si configura come un vero e proprio portale culturale che introduce i visitatori alle eccellenze del Friuli-Venezia Giulia. Attraversando questa soglia simbolica, il pubblico viene immerso in un ambiente immersivo dove immagini evocative vengono proiettate su vetrate, creando un effetto visivo di grande suggestione che racconta la ricchezza storica, artistica e naturale del territorio friulano. L’installazione diventa simbolo di dialogo interculturale, intrecciando arte, design e storia in una narrazione visiva che promuove valori di pace, collaborazione e apertura. La scelta dei materiali – il metallo dorato che riflette la luce, i metacrilati che la filtrano colorandola, i versi poetici che aggiungono una dimensione letteraria – crea un’esperienza multisensoriale che coinvolge il visitatore a livello fisico ed emotivo. “Kalos” dimostra come il design possa diventare strumento di promozione territoriale, capace di raccontare l’identità di un luogo attraverso un linguaggio contemporaneo e accessibile.
In-Between Worlds: percorso cromatico evolutivo
“In-Between Worlds” trasforma la storica scalinata dell’università in un viaggio cromatico immersivo che evolve con il movimento del visitatore nello spazio. Progettata da David Lopez Quincoces e Francesco Meda, l’installazione si presenta come una struttura a forma di imbuto o cannocchiale prospettico che invita il pubblico a varcare una soglia fisica e metaforica. Le pareti del portale e del passaggio sono rivestite con Argille, un materiale naturale prodotto da HD Surface, che crea una superficie continua e materica caratterizzata da un affascinante effetto sfumato che transita dal rosso intenso all’ocra caldo. La genialità dell’installazione risiede nella sua natura dinamica: salendo i gradini, il visitatore sperimenta come il gradiente cromatico si modifichi in risposta alla luce naturale che penetra nello spazio, creando un’esperienza percettiva sempre diversa a seconda dell’ora del giorno e delle condizioni atmosferiche. Questo passaggio diventa così molto più di un semplice collegamento tra due livelli dell’edificio: si trasforma in un’esperienza sensoriale che rallenta il passo del visitatore, invitandolo a prestare attenzione ai sottili cambiamenti cromatici e materici che si sviluppano lungo il percorso. “In-Between Worlds” dimostra come anche uno spazio di transito, solitamente attraversato distrattamente, possa diventare occasione di contemplazione estetica e presa di coscienza sensoriale.
Direttore editoriale di No#News Magazine.
Viaggiatore iperattivo, tenta sempre di confondersi con la popolazione indigena.
Amante della lettura, legge un po’ di tutto. Dai cupi autori russi, passando per i libertini francesi, attraverso i pessimisti tedeschi, per arrivare ai sofferenti per amore, inglesi. Tra gli scrittori moderni tra i preferiti spiccano Roddy Doyle, Nick Hornby e Francesco Muzzopappa.
Melomane vecchio stampo: è chiamato il fondamentalista del Loggione. Ama il dramma verdiano così come le atmosfere oniriche di Wagner. L’opera preferita tuttavia rimane la Tosca.