Quella tra fazioni opposte che combattono tra loro è una lotta che esiste da sempre, basti pensare alle guerre d’onore e d’amore medievali, le conquiste, i due conflitti mondiali…

Ma i tempi cambiano e, con loro, anche le lotte. Il punto di partenza è quello “classico” con il buono e il cattivo che si scontrano ma le dinamiche si evolvono e l’identificazione stessa di fazione “buona” e fazione “cattiva” diventa più complessa.

Oggi, non si combatte più con la spada o solo con i carrarmati ma le battaglie che vengono portate avanti sono di diversa natura come, ad esempio, quella contro la discriminazione femminile, il bullismo, il razzismo, l’omofobia. Inoltre, nell’era di internet e dei social, il debole viene attaccato e/o il nemico combattuto a colpi di like, commenti e condivisioni. Uno dei casi in cui questo nuovo tipo di scontro ha aiutato a raggiungere una vittoria non indifferente ma completamente pacifica è, sicuramente, quello dei cosiddetti Proud Boys. In questo nome si identifica un gruppo di estrema destra statunitense che sembra avere tutte le caratteristiche della controparte da sconfiggere in battaglia: sono violenti; islamofobi; antiimmigrati; a favore della supremazia dell’uomo sulla donna e dell’uomo bianco in generale. Sono quelli che, dopo anni in cui si credeva fossero quasi spariti, sfilano contro gli antifascisti anarchici (Portland e Los Angeles) e organizzano marce neonaziste (Virginia 2017). In più, a sorpresa ma forse nemmeno troppo, sembra esserci feeling tra loro e il Presidente Trump: durante il confronto con lo sfidante Biden, piuttosto che prendere le distanze dal gruppo e ciò che esso rappresenta, il presidente uscente ha quasi chiesto loro di “stare pronti”.

Ma come in tutte le battaglie che si rispettino e come nei migliori film di guerra, la controparte dei buoni non tarda ad arrivare, in grande stile e con quello che si potrebbe definire un bel colpo di scena: il “paladino” George Takei, attivista LGBTQ+ e attore di Star Trek, ha rilanciato l’hashtag #proudboys, sequestrandolo alla supremazia del gruppo statunitense, attraverso un appello su twitter:

«Che succederebbe se i gay si facessero foto mentre si baciano o fanno cose molto gay, e poi usassero il tag “ProudBoys”? Scommetto che li metterebbe davvero in crisi».

Tutto è avvenuto in maniera tanto rapida quanto sorprendente. La richiesta semplice ma diretta dell’attore, di postare foto “molto gay” e, in questo modo, ribaltare l’”orgoglio” dei suprematisti in orgoglio arcobaleno, è stata accolta da migliaia di persone che hanno fatto sì che l’hashtag diventasse non solo un trend ma una vera e propria arma che è riuscita a combattere l’odio sul suo stesso campo.

L’effetto causato è stato di positività e amore e anche se, purtroppo, #proudboys è stato bloccato da Instagram. La motivazione potrebbe riguardare i contenuti ritenuti, forse, troppo espliciti e seppur rimanga un po’ di amaro in bocca, certo è che questo evento si potrebbe definire come una colorata e vivace rappresentazione del “In guerra e in amore, tutto è permesso” ma l’amore, come è bello e bene ricordare, trionfa sempre.