Siamo nel 2020: tecnologia avanzata, progresso, cambiamento e un mondo virtuale che si avvicina sempre di più e così tanto a quello reale da mischiarsi, e a volte confondersi, con esso. Questi elementi, se da un lato aprono il mondo intero a sempre più ampi orizzonti (comunicazioni in tempo reale tra parti del mondo opposte, grandi scoperte mediche e tecnologiche per esempio) dall’altro fanno riflettere sul fatto che forse il detto “il troppo stroppia” non sia poi così sbagliato.
Per approfondire il motivo di quest’ultima affermazione, basti pensare al campo dell’informazione, soprattutto quella veicolata da internet e dai social. Infatti, una elevata quantità di notizie, seppur nata dalla velocità che il mondo virtuale ci consente e dalle ampie libertà di espressione ed opinione, può portare a una forte confusione che rischia di compromettere realtà e verità, catapultandoci nel buio tunnel delle cosiddette fake news (o bufale, ndr).
Purtroppo, quando si ha davanti un numero pressoché infinito di possibilità, si crea il paradosso secondo cui la scelta delle informazioni utili per la corretta comprensione di un fenomeno o un avvenimento diventa più difficile e orientarsi per distinguere le notizie veritiere da quelle false e/o distorte risulta complicato anche per quelle persone che godono di una buona formazione scolastica. Si potrebbe pensare al mondo delle news come al chiacchiericcio di una folla in cui, però, a volte non si riescono a percepire le parole esatte per seguire un discorso logico ma si sente solo un gran rumore di sottofondo che impedisce di ascoltare davvero.
Il termine fake news indica le notizie senza fondamenta, false, distorte o appositamente create per diffondere la disinformazione e, di conseguenza, alterare la percezione di un avvenimento da parte di chi riceve il messaggio. Esse non sono altro che l’“entrata” di un mondo in cui si smarrisce il senso di verità e spesso si creano delle condizioni tali per cui la popolazione inizia a mettere in dubbio le proprie conoscenze o addirittura le verità ufficialmente e universalmente riconosciute.
Un triste esempio di questo fenomeno è costituito dall’infodemia (termine coniato dalla fusione tra informazione ed epidemia) che porta a ipotizzare che un esubero di notizie “faccia male” esattamente come un qualsiasi eccesso danneggia la salute.
Tutto ciò potrebbe far pensare alla cattiva e scarsa informazione come un qualcosa che viene dall’esterno e che l’utente medio semplicemente subisce in maniera quasi passiva. Tuttavia, se si guarda alle informazioni con la lente d’ingrandimento del pensiero critico (o autocritico), si scopre che anche l’utente ricettore del fiume di informazioni svolge un ruolo fondamentale, sia in negativo che in positivo: di base, grazie agli strumenti tecnologici odierni, egli ha a disposizione una conoscenza universale in tutti i campi esistenti ma si trova spesso di fronte a una riluttanza generale nell’effettuare una ricerca di controllo della veridicità delle informazioni.
Questo può essere un segnale significativo di come oggi si tenda sempre più a “lasciarsi trasportare” dalle emozioni non solo in campo sentimentale ma anche in campo comunicativo poiché si tengono in maggiore considerazione quelle notizie che risultano più affini al pensiero personale con una conseguente perdita di oggettività, pensiero critico e a volte, addirittura lucidità, che impedisce di riflettere su ciò che è stato recepito e decidere se vale la pena continuare a diffonderlo.
Se ci si addentra ancora di più nell’esplorazione del mondo fake news, si arriva nella giungla del cosiddetto “grande complotto” che deriva dal fenomeno QAnon americano: una buona fetta della popolazione mondiale ha sviluppato la credenza secondo la quale il mondo sarebbe governato dalla Cabala, associazione segreta in cui “grandi cattivi” che si travestono da buoni (Barak Obama e consorte, Bill Gates, Hillary Clinton per citarne alcuni) in realtà sono stupratori e adepti di satana. Secondo i sostenitori di tale teoria, il mondo è caduto in un sonno profondo dal quale si risveglierà con la “Tempesta”: Donald Trump, il benefattore diventato presidente per amor di patria e dei bambini che ha già iniziato segretamente a salvare, libererà il mondo e ripristinerà l’ordine mondiale insieme a John Fitzgerald Kennedy Jr. che, seppur considerato morto, in realtà sarebbe vivo e vegeto. Questo groviglio spinoso di informazioni non sembra avere alcun fondamento comprovato e si basa su ipotesi e semi-plausibili collegamenti tra avvenimenti che potrebbero far pensare alla trama di un film apocalittico di fantascienza ma i suoi sostenitori continuano comunque ad aumentare.
Ciò fa riflettere su molti aspetti tra i quali il potere sempre crescente dell’informazione, capace di influenzare la mente di migliaia se non milioni di persone tanto da essere definita “il quarto potere” e la vulnerabilità, stanchezza e infelicità dell’uomo di oggi che tolgono la forza, e forse anche la voglia, di approfondire un avvenimento e ciò che lo documenta, lasciandosi trasportare dal grado di affinità tra l’informazione ricevuta e le sue idee di base.
Come uscire, dunque, da questo mondo e tornare, ammesso che esista, in quello reale della verità?
Semplice: ordendo un complotto migliore fatto di prove, certezze, istruzione e, perché no, speranza e serenità.