Il XXI secolo, l’inizio del nuovo millennio, con un’apertura verso nuovi stili di vita e tendenze, ha dovuto far fronte a nuovi costumi e all’accettazione di quelli precedentemente ignorati. In una società moderna, dove gran parte delle popolazione vive nelle città, le persone hanno iniziato ad esprimere liberamente, affrontando le proprie paure e la xenofobia di molti, il proprio orientamento sessuale e il personale modo di vivere l’amore. Poliamore, pansessualità, gender fluid, sono solo alcuni dei modi di vivere che la nostra società ha dovuto riconoscere, in quanto oggi non è più possibile far finta che le diversità non esistano.
L’omosessualità considerata una malattia fino a inizio anni’90 è ormai nei paesi occidentali generalmente accettata, nonostante siano presenti ancora oggi episodi di violenza verso la comunità LGBT, ma le nuove cosiddette tendenze sessuali vengono dai più bistrattate o considerate contro la morale condivisa. Eppure chi siamo noi per criticare il modo in cui altre persone decidono di vivere l’amore o i propri rapporti personali, se ciò non intacca la nostra vita?
In tanti considerano il poliamore, una scusa per mascherare il tradimento verso la persona amata, per giustificare la promiscuità; ma sentirsi poliamorosi, ovvero, amare più di una persona non deve essere facile, in quanto già è difficile dedicarsi ad un singolo partner e per questo sono tante le strade che vengono intraprese per gestire questo modo di amare. Chi si dichiara poliamoroso non riesce ad accettare l’esclusività affettiva e sessuale tra due persone e può appartenere a tre categorie differenti: il poliamore gerarchico, il poliamore non gerarchico e l’anarchia relazionale. Il poliamore gerarchico è caratterizzato da una relazione principale, quindi da un partner definito primario con la quale si trascorre la maggior parte del tempo e da relazioni dette secondarie. Queste relazioni non hanno meno importanza verso quella primaria, ma semplicemente vengono definite tali, perché vi si dedica meno tempo. Quindi il compagno primario non viene amato maggiormente rispetto a quelli secondari, ma l’unica differenza è il tempo trascorso con l’uno o con l’altro. Il poliamore non gerarchico invece non prevede l’esistenza di una relazione principale, ma i soggetti sono liberi di gestire il proprio tempo con i diversi partner, come passare il compleanno con la fidanzata A, il Natale con la fidanzata B e il Capodanno con la fidanzata C, oppure, di trascorrere il proprio tempo contemporaneamente con A, B e C. I principi cardine sono il rispetto, la sincerità e la creazione di regole create a tavolino che possano funzionare per tutti.
Chi si riconosce nell’anarchia relazionale, invece, non crede nelle categorie che indicano i tipi di rapporto che si instaurano fra le persone, quindi l’individuo che si identifica in questo poliamore, non definirà coloro che lo circondano in amici, compagni di letto o fidanzati, ma chiunque rientri nelle sue relazioni verrà messo sullo stesso piano e rivestirà il ruolo di amico, fidanzato o amante.
Amare più persone è complicato, crea malumori e risentimenti se non si è in grado di essere totalmente sinceri e di gestire i sentimenti, che inevitabilmente vengono coinvolti. Nessuno desidera far soffrire le persone amate e l’individuo poliamoroso si fa carico di un grande fardello di responsabilità, non verso un singolo partner come avviene per le coppie monogame, ma per due o più persone. Riuscire a trovare un equilibrio è un compito impegnativo, considerando che la natura umana, col tempo, spinge gli uomini ad accasarsi e a costruire un nido nella quale potranno trascorrere la propria vita. Questo fatto, può essere facilmente risolto per il poliamore gerarchico, ma per quello non gerarchico o per l’anarchia relazionale, quale sarà la soluzione? Qui, riusciamo solo ad immaginare gli ostacoli che queste persone incontrano, per essere oneste con sé stesse e per tentare di non creare sofferenza alcuna.
Questi modi di vivere, escono alla luce del sole dopo la clandestinità dei secoli precedenti e le nuove generazioni dai millenial alla generazione Z, si sentono libere di vivere la propria sessualità apertamente, e magari di non identificarsi in un genere specifico. Essere gender fluid, non appartenere a uno specifico genere sessuale, significa abbandonare qualcosa che la società da sempre ha imposto ai propri membri, il riconoscimento in un singolo genere. Oggi, i ragazzi e le ragazze, si sentono liberi di poter vestire con indumenti di entrambi i generi, in quanto i vestiti, essendo solo tessuto, possiedono il significato, che gli viene attribuito, e non per forza una camicetta o una maglietta accollata, devono essere considerati indumenti femminili.
Già in passato un determinato vestito veniva attribuito a uno specifico genere; un esempio lampante sono i blue jeans, indumento che alla nascita era considerato simbolo della mascolinità e della classe operaia, oggi nel mondo, viene indossato da chiunque, uomo o donna che sia e probabilmente un domani anche indumenti che ai giorni nostri vengono ritenuti appartenere a uno specifico genere, saranno ad uso di tutti liberamente senza pregiudizi.
Tolleranza e rispetto sono i principi che dovranno permeare le società umane nel prossimo futuro, non solo per il quieto vivere, ma per consentire a tutti di sviluppare la propria libertà individuale e di abbandonare quel principio di omologazione che ha caratterizzato ogni epoca.